AVERE O ESSERE, titolo aperto…
pubblicato da: admin - 3 Ottobre, 2010 @ 6:18 pmOggi comincio a scrivere senza avere subito il libro di riferimento alle mie sensazioni. Lo troverò cammin facendo? E’ una grigia giornata ottobrina che prevede un pomeriggio casalingo tra maglie di lane da rinfrescare, riordino, e un  riassoporare la mattinata intensa trascorsa con tante amiche al bar di piazza Duomo.
 All’aperto nonostante l’aria freddina ci siamo ritrovate alla spicciolata in sette… ma tante vite, pensieri , racconti a confronto. Questi sono gli oggetti a cui tengo, le storie piccole e grandi della nostra vita. Arriva Maria Rosa con il post scritto a mano che io ricopierò per lei e vi spedirò domani. Il suo Essere, così entusiasta ed azzurro, incontra subito Elisabetta, la radiologa  in pensione che vive tra Italia e Usa. Si accendono interesse, piccole curiosità , voglia di allargare la propria Weltanshauung e ci si riesce. Si parla naturalmente di letture, passeggiate sulle lunghe spiagge della Florida sotto la luna, del particolare desiderio di stare a volte da soli per gustare più intensamente le emozioni.
  Arrivano altre amiche con l’esigenza di comunicare il sentire del momento. Cambio degli armadi? Come fare il pane alle olive senza che le olive sfuggano all’impasto? Ma non solo…lentamente chi non si conosce ancora  entra in sintonia con l’altro. Accenni a vite avventurose e proprio, ricollegandomi a Homer e& Lingley, all’accumulo di oggetti. Elisabetta ci racconta la storia di un’amica cubana che ha perso per ben due volte tutto. La prima per fuggire “nuda e cruda” al regime dittatoriale castrista sopravvenuto dopo che lei stessa aveva partecipato attivamente alla rivoluzione cubana.Gli ideali calpestati.  La seconda quando finalmente pensionata alle Isole Vergini incappa in un uragano che le distrugge tutto. Ora questa signora  vive a Naples, in un piccolo appartamento con l’essenziale “Una sedia, un tavolo, un letto” ci racconta Elisabetta “ed è felicissima.”
Isabella interviene e parla della quasi centenaria zia Lucia che dovette abbandonare l’Etiopia in tempo di guerra anche lei salvando soltanto gli abiti che indossava.
Riunione interessante, gradevole, arricchente che è riuscita a parlare di “qualcosa” che non sia le mera condizione metereologica o l’acciacco sempre in agguato.
Come avrete capito per me è sempre intrigante la questione delle cose, quegli oggetti che ci possono rassicurare, confortare, far ricordare, ma che io sento tiranni e togli-respiro. La mia vicenda personale mi condurrà a un dover smantellare forse due case, piene di tante tante cose, e ritrovarmi in uno spazio più piccolo con l’essenziale. Ciò che mi sgomenta è la fatica, la scelta, il dover “ritornare” al passato mio, dei genitori attraverso gli oggetti. Eppure nel mio cuore e nel mio pensiero “nessuna croce manca” come scriveva Ungaretti e neppure le rose e il profumo della felicità .
Cerco un libro adatto al post. Forsi mi occorrerebbe un Vangelo, quello che mi aveva dato il Don all’ospedale per non farmi leggere “Il piacere” di D’Annunzio, ma non lo trovo.
 Cerco naturalmente “Avere o essere” di Fromm, e qui mi fermo.
Proprio  l’altro ieri riscrivendo le parole di Ingeborg Bachmann abbiamo letto lo stesso pensiero. “Quel che abbiamo è nulla. Si è ricchi se si ha qualcosa che è più delle cose materiali.”
Erich Fromm compendia il suo pensiero nel breve enunciato che l’essere è sempre amore e creatività contro l’avere smodato spesso sinonimo di egoismo o robotizzazione dell’individuo.
Ma noi sappiamo che nella misura sta la virtù.
Troppe cose accadono, troppi oggetti da mettere a posto ma anche troppe emozioni da riordinare dentro. Dice bene Borges che parla dell’oggetto come metafora e lo vivifica nella sua famosa poesia sugli oggetti (di cui pero’ non ricordo il titolo e al momento non riesco a trovare).
Per quanto mi riguarda gli oggetti mi stimolano pensieri ed emozioni, mi fanno fare dei viaggi che altrimenti la mia mente, privata dello stimolo, probabilmente non farebbe. Quando trovo un oggetto datato una storia si riapre ed e’ subito movimento emotivo. Tendo e amo l’essenzialita’ ma devo ancora lavorare molto sul rapporto con le cose, in quanto simboli, in quanto appendici di persone, di fatti, e appunto, di emozioni. Essere e avere ancora (o gia’) un tutt’uno per me.
Avere o essere è interessante, a mio avviso, anche per far ordine nel caos accumulato da Langly: lui torna dalla guerra, orrenda esperienza, malato, ha visto, ha compreso la violenza bruta e distruttrice che fa capo al comandamento dell’avere. Per l’avere scoppiano le guerre, per l’avere l’ingiusto trionfa. Nella letteratura di Doctorow questo prncipio è costantemente presente. L’accumulo di oggetti di Langly nulla ha a che fare col possesso della ricchezza/potere/sopraffazione.I suoi oggetti servno per NON DiPENDERE da un potere che lui, tornato dalla guerra, non pò più accettare. Divetano il simbolo della sua “indipendenza”, la sua barriera il suo rifugio antiatomico, e, soprattutto, ausilio indispensabile per quel fratello che ama tanto. Homer potrà leggere, potrà suonare, restare nella musica. Il “giornale universale” che Langly “progetta” è una filosofia di vita, è essere.
Per tutti noi gli oggetti sono quello che significano, secondo me: Ogni oggetto può appartenere alla categoria dell’essere, ogni oggetto può appartenere alla categoria dell’avere.Così come i nostri sentimenti. E andremmo lontano .
I tuoi oggetti, cara Mirna, fanno parte del tuo ricchissimo corredo dell’essere. Amare una cosa è come saper ancora giocare, come da bambini. E i bambini, a gioco finito, passano ad altro. I bambini, tutti, sono essere. E credo che anche noi che pestiamo su questi tasti, siamo ancora capaci dell’estasi , certo attimi di estasi, di essere bambini e saper giocare con la leggerezza dell’essere. O no? Aspetto con ansia di leggere la Maria Rosa. E ho invidia (e l’invidia è avere o essere?) della vostra riunione di ieri. Invidia verde. ciao ciao
Non essere verde, cara Camilla, mancavi solo tu alla riunione estemporanea. Verdi eravamo noi ad un certo punto …per l’aria freddina che ha cominciato a spirare da lontano, dalla stagione fredda che si avvicina.
Concordo con te che i bambini sono Essere, e chi riesce ad avere ancor la curiosità e la meraviglia (come noi !!!) e quindi la capacità leggera e un po’ incosciente della fanciullezza, il voler ancora “giocare”, è sempre un po’ bambino…
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