VITA DI GABRIELE D'ANNUNZIO, di Piero Chiara
pubblicato da: admin - 27 Settembre, 2010 @ 7:18 pmSono contenta che Camilla abbia ricordato i gusti letterari della sua Mamma, la loro simpatica diatriba sugli autori di testa o di cuore e il suo apprezzamento per Gabriele D’Annunzio. Mi è sorto così l’input per il post odierno.
 Posseggo da più di trent’anni una simpatica, esaustiva, interessante biografia del nostro Vate abruzzese scritta da Piero Chiara.
A quel tempo ero iscritta al Club degli Editori per cui non credo che questa edizione con un dipinto di Tamara de Lempicka in copertina  sia ancora in circolazione. So soltanto che lessi questo libro con gusto, sottolineando periodi interi  che mi sono serviti sia per i miei esami universitari che per il mio piacere di Lettrice. Ricordo, e ne rido sempre ,  che a  un certo punto Piero Chiara scrive che D’Annunzio si ritirò a vita “monastica”… nel senso veneto della parola.
Autore di cuore senz’altro soprattutto per la sua prorompente carica emotviva, ma anche di testa per l’intenso sperimentalismo che presiede tutta la sua opera, Gabriele D’Annunzio si cimenta in un gran numero di generi letterari pur recando sempre nel suo cuore e nella sua mente il desiderio fremente di rinnovamento. Golosità di arte e di vita? Essere sempre à la page?
Estimatori  o no di D’Annunzio nessuno può negargli l’eccezionale originalità creativa e una formidabile padronanza di mezzi espressivi.
La Mamma di Camilla avrebbe apprezzato questa biografia? O forse l’avrà letta?
Il mio primo d’Annunzio fu impegnativo, nientemeno che “La figlia di Iorio”, regalo di un ammiratore, per cui, un po’ per curiosità , un po’ per compiacere il suddetto corteggiatore lo imparai quasi a memoria. Avevo diciasette anni. Mi piaceva tanto il nome Mila di Codra ed ero orgogliosa che Mirna  avesse una vaga assonanza con esso. Recitavo reggendo il libretto color burro in mano “”Non mi toccare! Peccato fai / contro la legge del focolare, / tu fai peccato grande mortale /…Io su la pietra…/il vino verso che mi fu dato / da una sorella della tua carne/…Popolo giusto ti do/ nelle mani / Mila di Codra,/ la figlia di Iorio.     Il tutto si conclude con Mila in mezzo alla turba che esclama: “La fiamma è bella! La fiamma è bella”
Dopo l’approccio pilotato verso questa sensuale tragedia pastorale dimenticai D’Annunzio per alcuni anni, fino alla scoperta dei suoi romanzi e di Andrea Sperelli! “Il piacere” fu il romanzo divorato in ospedale appena operata d’appendicectomia. Avevo 20 anni. Ne fui conquistata, avvolta, ammaliata, il suo decadentismo mi affascinava, la sua prosa psicologica mi intrigava. Insomma non facevo altro che “entrare” ne “Il piacere” e ne “Il fuoco”. A quei tempi io lavoravo come impiegata precaria proprio presso l’economato di quell’ospedale, quindi mi conoscevano tutti, anche il cappellano, un’anima lunga lunga, pallida, nera, il quale durante le sue visite consolatrici, si accorse un giorno delle mie letture non adatte a una signorinetta! Mi fece una severa “predica” e mi portò subito  un piccolo vangelo che io sostituivo al mio D’Annunzio (nascosto)  soltanto quando sapevo dell’arrivo del Don!
E poi D’Annunzio poeta….e le sue parole musicali, anche quelle   inventate come  il” meriggiare”  o assorbite da Dante ” il tremolar della marina”. E il gusto della vita e della bellezza.
Troppo ci sarebbe da dire, lascio a voi la parola per ampliare…
Oggi, giornata piovosa, non si può far a meno di desiderare di essere ancora in grado di passeggiare in una pineta e ascoltare, guardare, assaporare ogni singolo sussulto della pioggia tra gli alberi.
“Or s’ode su tutta la fronda/ crosciare / l’argentea pioggia / che monda /, il croscio che varia / secondo la fronda / più folta men folta./
…Piove su le tue ciglia nere / sì che par tu pianga / ma di piacere; non bianca / ma quasi fatta virente, / par da scorza tu esca. / E tutta la vita è in noi fresca / aulente, /il cuor nel petto è come pèsca / intatta, / …E andiam di fratta in fratta, /or congiunti or disciolti/ (e il verde vigor rude / ci allaccia i malleoli ( c’intrica i ginocchi) / chi sa dove, chi sa dove!/
E piove su i nostri volti silvani…”
Eh no, dovreste finirla di recitare voi! La conosciamo tutti, non è vero? Consigliavo persino agli alunni di terza di uscire in primavera quando la pioggerella è leggera e di  passeggiare nel verde per gustare e capire la dolcezza dell’unione con la natura! Recitando naturalmente alcuni versi della poesia.
Perchè non scrivete del vostro d’Annunzio?
Grazie Mirna, sei fantastica! Sei riuscita a strapparmi un sorriso anche in questa giornata fredda e piovosa, io raffreddata e un pò malinconica… Senza nulla togliere al grande D’Annunzio, mi sono deliziata della tua immagine di ragazza in ospedale che nascondevi il Piacere sotto il Vangelo…Dovesti scrivere davvero un libro delle tue avventure…Bacioni
Ho ricevuto poco fa questo graditissimo e intenso commento sulla “Solitudine dei numeri primi”, da una mia cara collega di scuola. Ci tengo che lo leggiate, quindi lo inserisco nel post del giorno. Grazie Daniela!
“Mi capita ogni tanto di ritrovarmi a Gardolo e di dover attendere che la macchina sia pronta (per cambio ruote o controlli e affini). In questi casi ho una meta fissa: Poli Regina – reparto libri e casalinghi (sino a qualche tempo fa contigui … oggi non so). Qualche anno fa mi trovavo proprio in questa situazione e girovagavo in attesa di ritirare la mia auto. Era affascinante il reparto libri, dotato non di uno scaffale ma di un “tavolo” su cui e sotto cui, distribuiti in varie pile, era possibile trovare un po’ di tutto. Probabilmente in origine un ordine ci doveva essere stato, ma poi con il tempo, o semplicemente con il passar delle ore, tutto si era mescolato e così un libro di cucina era finito tra una serie di libri gialli o vicino a qualche testo di analisi del pianeta adolescenza. Un modo di tenere i libri che mi riporta col pensiero ad una Libreria tanto amata della mia città , Lecce: Libreria Palmieri. Una libreria in cui alla richiesta “avete questo libro?”
ci si sentiva rispondere “Si, lo troverai in quello scaffale a destra, ma lo devi cercare”. L’acquisto del libro diventava una specie di caccia al termine della quale era possibile sfogliare, toccare, annusare, decidere se tenere o no il libro. Insomma tra i vari testi del reparto libri del Poli-Regina, una copertina quel giorno ha attratto lo sguardo. Il nome dell’autore non mi diceva nulla, il titolo ancora meno. I numeri primi li conoscevo e mi erano un po’ antipatici. Ho continuato a girare e sbirciare tra i vari libri ma quella copertina mi intrigava. Non è la prima volta che mi succede: mi è capitato così, nel corso degli anni, di scoprire dischi, e musicisti (Vangelis come Händel o i Sigur Ros), libri e scrittori ( Marquez come Maria Corti o Kundera). Il libro l’ho comprato e al “La solitudine dei numeri primi? Di cosa parla? Lo conosci?†di Serena non ho potuto che rispondere “No, però guarda la copertina! Graficamente bellaâ€. Ho iniziato a legg
erlo la sera mentre preparavo la cena e ho continuato a leggerlo sino ad arrivare alla fine, all’ultima pagina. Leggendolo mi tornavano in mente alcuni dei ragazzi conosciuti e seguiti con sofferenza a scuola. Tutti con i loro buchi neri, le loro ansie e paure a cui è sempre difficile dare risposte. Il giorno dopo ho lasciato il libro in camera di Serena, lei ancora ricorda di avermi sentita dire “leggilo. E’ un pugno nello stomaco. Ma per qualcuno è proprio cosìâ€. Questa settimana forse riuscirò a vedere il film. Ma un film è un’altra cosa.
Daniela Sogno”
Questa mattina è una festa : forse amo D’Annunzio per aver convissuto con lui, nell’infanzia, a causa di mamma e anche di papà . Mio padre, pur essendo stato, in gioventù, un antifascista militante, aveva per D’Annunzio, una passione. Recitava lunghissime poesie, leggendole, fino alla fine, malgrado le facce storte mie e di mio fratello. Ho detto recitava perchè, solo con D’A., non leggeva semplicemente. Modulava la voce, si alzava in piedi, si risiedeva in poltrona,si rialzava col libro alto tra le mani, e con le braccia ad anello , declamando faceva il giro della tavola, piroettando “…Piangi/anima di Trento/ la tua calpestata corona/ dimentica se puoi/ prepara in silenzio gli eroi!”Che schifo, bisbigliavamo io e mio fratello, ben attenti a non farci sentire. Per quanto riguarda proprio “la figlia di Iorio”, P. la sapeva , anche lui, a memoria. Mamma diceva, poi, quando P. non c’era, “le cose peggiori piacciono a mio marito, ha scritto ben altro D.!”E ci raccontava cose bellissime. Ciao ciao
E la copertina di Tamara de Lempicka è stupenda. Ho visto una mostra di T. d.L. : da svenire dal bello.
E’ ben strano ma è anche vero che il bel romanzo di Giordano , anzichè finire dimenticato dopo pochissimo tempo ,come succede ormai a quasi tutta la letteratura contemporane, continua a colpire il lettore, anzi prende forza : un pugno nello stomaco – dice Daniela- ed è vero. Il film non l’ho visto ma è vero che è sempre, comunque, altro.
Accettio volentieri l’invuito di Mirna di scrivere del “mio” D’Annunzio.
Mia mamma era nata ad Agrigento nel 1904. Orfana di madre a 9 anni, laureatasi a 22, quale insegnante di lettere, chiese ed ottenne il trasferimento a Bolzano da “Chi” volecva “italianizzare” l’Alto Adige. Possedeva l'”opera omnia” del Poeta. Ricordo che di “Lui” mi citava una frase: “Io ho quel che ho donato”. Oggi io credo di poter dire che forse “Egli” avrebbe potuto affermare anche “Io ho quel che ho ricevuto in dono”. Mi consta infatti che il “Duce” avrebbe detto “Ma quanto ci costa questo D’Annunzio!”. Poeta, esteta, niente da dire. Creatore di parole, idem (“Ma questo cannounau è un “nepente”!). Solo, vi sono alcuni aspetti della persona che non posso condividere in pieno. La marcia su Fiume. lo scontro con l’esercito regolare italiano, durante il quale “morirono solo poche persone”, forse una cinquantina di soldati fra i “suoi” ed i “nostri”. Ebbene, questo mnimizzare, di fronte al valore inestimabile anche di una sola vita umana, ecco, questo poprio non lo accetto, come pure non accetto il fatto che dopo, “Lui” non ebbe a patire alcun processo, per questo fatto. Ugualmente stride, ai miei occhi, l’immagine della “guerra bella, eroica, pulita” dell’aviatore che lancia manifestini sulla capitale nemica, di fronte alla vita d’inferno delle trincee, alle morti per tetano di chi si era infilzato nelle trappole nemiche, di chi era morto asfissiato dai gas nervini. Perdonate, ma non riesco a scindere il D’Annunzio Poeta dal d’annunzio uomo.
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