MARCOVALDO, e la ricerca della natura perduta

pubblicato da: admin - 26 Settembre, 2010 @ 7:23 pm

Durante la bellissima passeggiata pomeridiana attorno al lago di Caldonazzo, dalle parti di Tenna e di Ischia ho ripensato a Marcovaldo, Cittadino per antonomasia, divenuto parte integrante di cemento, asfalto, ciminiere tanto da fraintendere spesso gli ultimi scorci che la  Natura irraggiungibile gli offre.  Personaggio buffo e malinconico, ingenuo ed eroe suo malgrado, Marcovaldo è il protagonista di  una serie di favole moderne in cui Italo Calvino ha potuto con impareggiabile maestria sottolineare la vita di una grande città ormai distante dalla Natura. Chi è Marcovaldo? Un povero manovale con una famiglia numerosa che non si lascia abbattere da disavventure imprevedibili ed incredibili. Egli vuole ancora la Natura dei suoi lontani ricordi, della sua immaginazione ma si trova a fare i conti con una Natura dispettosa e compromessa dalla vita artificiale.

Così i suoi figli per cercare legna da ardere tagliano cartelloni pubblicitari pensando che essi siano gli alberi di cui tanto il padre parla.

E la luna che si vede nelle notti cittadine è il satellite o  è parte della luminosa insegna pubblicitaria GNAC, della Spaak-Cognac?

E nel susseguirsi delle stagioni troviamo i funghi nelle aiuole del parco cittadino raccolti da Marcovaldo e altre persone,  che poi finiranno in ospedale; leggeremo dell’avventura della cattura delle vespe (tanto fanno bene ai reumatici) per curare in casa i malati.Finale disastroso. Come un futuro Fantozzi.

In questi venti raccontini che Italo Calvino ha raccolto dapprima in un suo block notes e poi pubblicato,  emergono le pulsazioni di una grande città, come Milano, come Torino,ormai avvolte da tutto ciò che caratterizza il consumismo e il nuovo miracolo economico italiano; e abitata da personaggi fragili, ingenui, che devono combattere ugualmente una strenua battaglia per la sopravvivenza.

Che faranno Marcovaldo e famiglia al Supermercato? Come gli altri: riempiranno a più non posso i carrelli come presi da un’incontenibile frenesia . E con i carrelli tra i banchi del Supermarket eccoli sfrecciare, ognuno con il suo carrello colmo dei prodotti sognati, Domitilla la moglie, Filippetto e tutti gli altri figli “Qui ci chiedono un conto da un milione” sussurra Marcovaldo sgomento. Il supermarket era grande e intricato come un labirinto: ci si poteva girare ore ed ore. Con tante provviste a disposizione, Marcovaldo e familiari avrebbero potuto passarci l’intero inverno senza uscire. Ma presto gli altoparlanti gracchiarono: Siete pregati di affrettarvi alla cassa.”

Disfarsi del carico senza averlo neppure assaporato? Che fare? Su e giù per scale rotanti, avanti e indietro come bestie in gabbia. Un buco in un muro, un’impalcatura all’aperto… ma ecco  una bocca enorme, senza denti, che s’apriva protendendosi verso di loro, una gru. Calava e si fermava su di loro, la ganascia inferiore contro il bordo dell’impalcatura, Marcovaldo inclinò il carrello, rovesciò la merce nelle fauci di ferro…e così fecero Domitilla e tutti  i bambini. La gru richiuse le fauci con tutto il loro bottino. …Sotto s’accendevano e ruotavano le scritte luminose multicolori che invitavano a comprare i prodotti in vendita nel grande supermarket.”

Storielle non solo per l’infanzia queste di Calvino, ma spunti satirici ed amari sulla nostra società consumistica.

 Natura che diventa quasi una  sconosciuta e difficoltà eterne  per quelli che non riescono ad entrare con grinta nell’oliato meccanismo della società industriale.

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6 commenti
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  1. Doccia scozzese questa mattina : dai forti sentimenti così ben narrati, di Resta con me, dai paesaggi descritti con gli occhi di Elizabeth Strout così pieni di liquidi colori che si imprimono , perfetti, nella natura raccontata, all’algido intellettualismo del nostro perfetto Italo Calvino. Tutto di testa, diceva mia madre, grande lettrice esperta, tutto di testa, freddo e noioso come un baccalà. Io non ero affatto d’accordo, e discutevo con lei. Ora, queste piccole manie , per altro reciproche, mi fanno sempre sorridere e i gusti letterari della M. sono entrati nel mio lessico oltre che nel mio immaginario. In genere andavamo d’accordo. Lei amava Zola,e tutti i francesi, Proust era il suo mentore. amava molto anche d’Annunzio di cui sapeva vita morte eccetera.Come si sarebbe divertita con il tuo blog, così pacato e sapiente, così gentile e scintillante di ironia. Ripensando a Marcovaldo, però, mi è<venuto in mente Zavattini, Totò il buono, così poetico e sbalordito, "niente testa e tutto cuore" diceva M. ciao ciao

  2. Calvino…anch’io non lo trovo nè freddo nè noioso, Camilla… Anzi, l’ho sempre letto con piacere. Ricordo ancora la lettura alle medie de ” Il barone rampante”, sicuramente come dice Mirna, non solo un libro per ragazzi, ma che con grande semplicità affronta la tematica della paura del ” diverso”. Lo leggevo felice e contenta come una Pasqua perchè amavo le sue avventure anche se odiavo farne i riassunti dei capitoli…

  3. Eh già, Marcovaldo fa parte di quella schiera di libri cosiddetti “per l’infanzia,” – io l’ho letto in prima media – come potete vedere dalla copertina…. – storie che però si prestano a svariati livelli di lettura. A Marcovaldo – me ne rendo conto solo ora dopo aver letto il post – avevo sempre associato un’immagine di burattino, marionetta, un uomo talmente stilizzato da risultare “freddo.” Diversamente da Pinocchio che anela al calore dell’umano, Marcovaldo vive come in un mondo di carta e, pur a disagio, ne assume la consistenza. Anche le tragedie – e tragedie sono – perdono la terza dimensione, lo spessore, e ci lasciano attoniti, che non sappiamo che sentimenti provare. Piangere o ridere? Calvino: grande sperimentatore del linguaggio e grande virtuoso dei sentimenti, un deus ex-machina. Non protagonista e non creatore ma giocoliere metaforico di grandissimo valore.

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