RESTA CON ME, di Elizabeth Strout

pubblicato da: admin - 25 Settembre, 2010 @ 6:55 pm

scansione0016Oh, saranno passati anni ormai, ma una volta un ministro del culto viveva con la figlioletta in una cittadina del nord…dove il fiume è stretto e gli inverni erano particolarmente lunghi“. Già dall’incipit di questo romanzo della Strout, narratrice ammaliatrice, sappiamo già che vorremo conoscere tutta la storia. 

Quell'”Oh”, iniziale ci fa accomodare  in attesa intorno alla narratrice. E chissà  quali eventi succederanno  durante i lunghi inverni  in una parrocchia americana.  E’ il secondo romanzo che leggo, anzi che sto  leggendo, della Strout. Il primo è stato “Olive Kitteridge”, vincitore del Premio Pulitzer del 2009.

Ho urgenza di scrivere nonostante non sappia ancora come finirà la vicenda del reverendo Tyler Caskey , bell’uomo, dolce , mite sempre con la parola giusta per tutti. Parole per lo più tratte dai Salmi e dai libri sacri. Il suo conforto, la sua gioia, la sua ricerca è sempre Dio, il suo più grande desiderio è che Dio resti sempre con lui.  “Abide with me””Dimora dentro di me”. Il suo più grande terrore  è di non provare più  quella  Sensazione  di “quando ogni scintilla di luce che toccava i rami di un salice piangente immersi nell’acqua, ogni alito di brezza che piegava gli steli d’erba verso i filari di meli, ogni cascata di foglie gialle del ginkgo che cadeva al suolo con una dolcezza così tenera e diretta riempivano il reverendo  della profonda e incrollabile consapevolezza della presenza di Dio. “

Ogni suo sermone incanta i parrocchiani, specialmente le signore un po’ tutte “innamorate” di lui.

Ma Tyler ha sposato una bellissima donna, guardata con sospetto, ma accettata in quanto compagna dell’amato reverendo. Nascono anche due bambine.

Ma improvvisamente la giovane signora Caskey muore e questo evento drammatico travolgerà non solo il reverendo e la figlia più grandicella, Katherine, ma l’intera comunità.  Tyler chiuso nel dolore non riesce a ritrovare quell’intenso conforto nella religione,  non trova neppure le parole adatte per i suoi sermoni che diventano aridi, ripetitivi e distanti.

Anche la piccola Katherine è entrata nel tunnel buio del lutto rifiutandosi di parlare e comportandosi in modo aggressivo verso tutti.

Siamo nel Maine degli anni Cinquanta, i comportamenti non conformisti alle consuete regole suscitano diffidenza, pettegolezzi, maldicenze.

Spesso troviamo il reverendo  seduto nel suo studio, dopo che Katherine è andata a scuola, nell’ora dedicata alla preghiera e alla meditazione “Al mattino ascolta la mia voce”. Ma in un particolare giorno, dopo che ha saputo del terribile comportamento della figlioletta  durante l’ora di catechesi, mentre si sente ormai inadeguato come pastore d’anime, immerso com’è nel dolore e nella nostalgia, ricorda frasi di un sermone di Kierkegaard “Non c’è stato forse un tempo in cui, gioioso e senza un pensiero al mondo, eri lieto tra la gente lieta?”

Ricorda che aveva sottolineato a sua moglie Lauren, quand’ella scalpitava nell’angusta vita parrocchiale, che Kierkegaard significava “giardino della chiesa”, e  che lei aveva ribattuto  seccamente che più adatto  sarebbe stato   dire “cimitero della chiesa”.

Ora Tyler  prova  scontentezza amara, solitudine, incomunicabilità.  Soltanto con la domestica Connie Hatch c’è un intendimento. Una sorta di affinità, di riconoscimento,  di “vertigine”come ha scritto Stefania in un commento.

Quando incontrò lo sguardo della domestica, ebbe uno di quegli istanti sorprendenti che si verificano a volte, quando si prova un fugace senso di riconoscimento, quando in meno di mezzo secondo, si ha la sensazione di aver intravisto l’anima dell’altro, e si condivide un frammento di autentica comprensione.”

Come finirà questa storia? Troverò l’imperscrutabile salvezza che è promessa nella presentazione del romanzo? Per ora sono arrivata al dialogo fra due persone sole, deluse: Connie che si è sempre sentita  come un’esile traccia di matita e Tyler che ha subito una perdita tale da rivoluzionare la sua vita.  Egli pensa di andarsene, Connie replica che sentirà la sua mancanza.  Subito alla mente di Tyler le parole di Matteo 12,34 “ La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.”

Elizabeth Strout ci porta con sensibilità estrema nelle pieghe più intime dell’animo umano, della vita in generale e di tutti noi che viviamo gli uni accanto agli altri.

Non vedo l’ora di rituffarmi tra le sue pagine…

Come immagine ho deciso di mettere la Basilica di Knechtsteden, Germania, dove Stefania ha tenuto recentemente il suo concerto.  Mi ha mostrato la foto poco fa…e mi è sembrata adattissima al post. Anche le vie del blog sono varie e imprevedibili…

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10 commenti
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  2. Visto che stavi per rituffarti, buona nuotata finale tra le pagine di ‘Resta con me’… credo che ne uscirai soddisfatta. Almeno, per me è stato così. Facci sapere…

  3. Hai reso l’atmosfera di “Resta con me” come non si poteva fare meglio, cara Mirna. La Strout è davvero un’ammaliatrice, come dici tu. E Tyler è uno di quei personaggi ( come Swann e Atticus Finch, come Pierre di Guerra e pace, come Homer dell’ultimo Doctorow e tanti altri grandi “amori” letterari, e i personaggi di Dickens? e…e…)che rimarrà nel nostro arredamento cerebrale.La Basilica di Knechtsteden mi sembra identica ai miei sogni. Ora ti resta da leggere “Amy e Izabelle” della Elizabeth Strout, una mamma e una figlia…con tutto quello che ne consegue. Sono contentissima, mi sembra che abbiamo fatto lo stesso viaggio avventuroso e magnifico e che, perciò, condividiamo un certo buon pezzo di vita.

  4. Questo libro mi attira molto come tutti i libri che parlano di spirito e ricerca, spero di poterlo leggere in futuro. Sì, questa basilica è veramente un posto magico Camilla, un posto che eleva lo spirito per forza d’osmosi. Una volta ci sapevano proprio fare.

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