LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI, invalicabile ostacolo
pubblicato da: admin - 24 Settembre, 2010 @ 6:49 pmIntrigante parlare di questo romanzo del giovanissimo Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega, perchè mi vengono sollecitate nella mente quelle  poche nozioni che conosco sulla misteriosa matematica ed alcune  nozioni di fisica, per me magiche.
 Abbiamo appena visto, quasi tutte,  il film, bello, duro, forte, angosciante, che ci comunica una lievissima speranza, ma non del tutto. Ritorno qundi al romanzo con in mente all’improvviso un saggio sull'”entropia“ che non ho ancora letto, anzi che  “si è nascosto” da qualche parte.
Non so perchè collego la solitudine a questo primo principio della termodinamica (copiata, non me la ricordo certamente) : nulla si crea, tutto si distrugge e tutto si trasforma: L’energia è eterna? L’entropia è la misura del caos, è una direzione verso un maggiore disordine dove vi sono urti casuali di molecole. “E’ un concetto limite, usato anche in sociologia, in un mondo che per quanto grande è sempre un sistema chiuso, destinato a volgere verso un accumulo costante di entropia…”
Insomma quando si legge un romanzo affiorano le tue conoscenze, le tue sensazioni , il tuo vissuto e la tua visione del mondo conscia ed inconscia.
La storia di Alice e Mattia mi ha raggelata. Eppure quante situazioni di angoscia Paolo Giordano è riuscito a presentarci. Innanzitutto le colpe irreversibili dei genitori. Il padre ambizioso che costringe Alice a diventare la più brava sugli sci, i genitori di Mattia che gli addossano una tremenda responsabilità verso la sorellina ritardata mentale e che come “aguzzini” li relegano in un mondo solitario e invalicabile. Il bullismo scolastico. Un tremendo mondo adolescenziale.
E queste due creature , succubi di una situazione che non riescono a trasformare diventeranno, per difesa e obbligo numeri primi, divisibili solo per se stessi senza mai riuscire, mai, a rapportarsi  con altri numeri.  Ottimo il titolo trovato dall’editore Mondadori, sebbene , ho appena letto, Giordano avrebbe preferito “Dentro e fuori dell’acqua”. Preferisco anch’io quest’ultimo, mi mettono a disagio i romanzi, i titoli che devono attirare i lettori-acquirenti.
Acqua, ventre materno, indistino da cui nasciamo ed a cui ritorneremo. Storia che è un “pugno nello stomaco”, storia che deve farci riflettere come genitori, educatori, “grandi”. Anoressia, masochismo, solitudine estrema dove neppure gli “urti casuali di molecole”  riescono a far avvicinare due vite raggelate. Meglio un caos?
Troppo giovane il nostro bravissimo scrittore Paolo Giordano? Ha solo osservato e non provato? Oppure con la lucidità innocente  della giovinezza è riuscito a radiografare le nefandezze della nostra opulenta società che crede in valori che non si trasformano, ma distruggono?
Camilla, ci ha scritto che lo ha conosciuto a Mantova, quindi aspetto la sua e la vostra opinione.
Sono gratificata dal “mondo” che entra in questo blog. Come dicevo a Donatella “occorre sempre uscire, anche virtulamente,  e il mondo ti verrà incontro”.
Magari incontrarsi a Roma, Miki, e perchè no anche a Trento, in questa dolce stagione di uva, colori del vino e gioie colorate dell’amicizia.
Questa mia poesia di alcuni anni fa mi sembra appropriata al post odierno:
Parallele
Cerco di copiare dalle linee parallele di neve
la pace.
Corrono dritte tra i meli secchi dell’inverno
con sicurezza e candida fiducia.
Io non sono lineare, sono a spirale
e vortico, con la gola stretta,
dentro di me.
I merli volano e si cercano
tra i cespugli intirizziti. Mi fa male
il loro gioioso intendimento.
Li sento chiamarsi con fischi e chioccolii
e sembrano graffiarmi il cuore
confinato tra i fili spinati
dell’incomunicabile.
Dovrei calzare gli stivali delle sette leghe
e procedere senza pensare verso
l’impossibile congiungimento.
Â
(Mirna Moretti)
Ho letto il libro, che prendeva le mosse dalle piste di San Sicario. Ho visto il film, che invece faceva sciare i protagonisti al Sestriere. Quanto sono banale, vero? Ma questa è la prima cosa che ho notato visto che di quelle due stazioni sciistiche conosco ogni cunetta, letteralmente. Il libro è meno crudo del film. Un filosofo del diritto, l’Austriaco Hans Kelsen, affermava che per verificare una teoria, occorre portarla alla sua massima esasperazione, salvo poi, ovviamente, regredire al punto di partenza. Mi pare che questo sia il percorso seguito dall’autore e soprattutto dal regista. Il libro è bello. Il film è un po’ sconvolgente. Ma l’esasperata rappresentazione che ci offrono, libro e film, sono sicuramente un monito per genitori ed educatori.
Tuttavia l’ultimo messaggio è di speranza. E questo è molto importante: ci aiuta ad avere fiducia nel futuro, anche nelle peggiori situazioni.
Cara Mirna, Paolo Giordano è un ragazzo semplice, gentile e simpatico. Non se la tira per nulla. Il film non l’ho visto e aspetto che esca in DVD (devo sempre rivedere un film, almeno due o tre volte, se mi piace).La storia di Alice e Mattia non è poi così rara, temo e spesso la vita dei nostri figli ( e la nostra stessa) riceve, nell’infanzia, violenze che lasceranno segni, violenze inflitte in perfetta buona fede da parte di chi le commette, magari “a fin di bene”.Sono molto d’accordo con Riccardo: il libro non dà giudizi troppo duri sulla famiglia, e fa bene, perchè nessuno è consapevole , nè le madri nè i padri, di quanto male possa fare seguire solo quello che ci sembra giusto senza stare “dentro il sacco” degli altri.
e per sdrammatizzare vorrei qui riportare due righette che Natalia Aspesi ha scritto dopo l’uscita del film sui numeri primi .La Aspesi ne parla bene, eccetera ma finisce così “………e poi, anche questi figli, una che non mangia più, l’altro che si tagliuzza, un sorriso….mai..””L’ho trovata, come al solito, anticonformista e spiritosa. perchè anche noi, poveri genitori, ….insomma. SCUSA MIRNA, MA HO SCRITTO QUALCOSA SU 3D PRECEDENTE!
Ho letto il libro due o tre anni fa, non ricordo bene, e mi era piaciuto molto per le tematiche che tocca, per la scrittura e per le intense caratterizzazioni dei protagonisti. Non ne ero rimasta angosciata. Ora vorrei tanto rileggerlo, ma non lo trovo più! Cercherò con maggior cura. Nel frattempo ho visto il film e ne sono rimasta molto angosciata. Sicuramente la versione cinematografica punta sul coinvolgimento di chi guarda ed è comprensibile che sia così. L’ho trovato bellissimo, intenso, forte, a volte esagerato nell’insistenza di certe inquadrature, ma comunque bellissimo. Quasi quasi direi che è un capolavoro di primi piani.
La “categoria” che mi si è parata davanti al cinema e che non avevo abbastanza colto nel libro è il rapporto genitori-figli. E’ tremendo quanto faccia riflettere, è un film utile per tutti.
Chiudo con un saluto particolarmente affettuoso a Mirna e Stefania, coppia favolosa di madre e figlia che si sono ritrovate dopo il viaggio e i concerti di Stefania in giro per l’Europa. Spero di vedere presto entrambe, dopo questi immediati giorni che sono un po’ intensi, meravigliosamente intensi per raduni familiari, anche per me. Un abbraccio forte forte!
Non ho letto nè il libro nè visto il film. Il titolo mi sembra geniale ma dopo avere letto tutti i vostri commenti ed idee sull’opera mi sembra che forse aveva ragione Giordano sulla scelta del titolo: “Dentro e fuori dall’acqua” sembra più appropriato alla condizione “maturata” e non “innata” dei protagonisti. Al contrario, i numeri primi esistono “a priori” come i numeri divisibili per due, per tre e per i multipli, e sono un affascinante mistero appunto della matematica.
Ecco, come sempre sono già alzata da un bel momento…anche se devo aspettare ogni giorno di più per vedere l’alba….. però approfitto e finisco di leggere le ultime pagine di questo libro.
Lo avevo lì, sul comodino, da diverso tempo e mi intimoriva molto. Lo credevo pesante e forse noioso. Invece ieri mi ha presa completamente e ora sono ansiosa di finirlo. Splendido e da gustare pagina dopo pagina. Come mi sono immedesimata nei due personaggi e anche in tutti quelli che ruotano intorno a loro!! Un libro che fa molto meditare, questo. Tremende le figure dei genitori, così granitici nelle loro certezze da indurti a dar loro una energica scrollata ogni tanto. I compagni di scuola? Quanti ne ho visti così, molti anche da bambina ma soprattutto molti nelle vesti di “allievi”. E allora mi ritrovo a pensare se fossi stata io al loro posto come figlia, come genitrice, come insegnante…. Cosa avrei fatto io? E ancora, come mi sarei comportata IO ? Come invece avrei reagito da bambina con dei genitori simili? D’altra parte la convinzione di essere nel giusto, talvolta si fa beffe di noi portandoci spesso a diventare ciechi. Per non parlare dei sensi di colpa che, quando arrivano, ti fanno sentire il più ingrato degli esseri umani. Errori di genitori ed errori di figli…meravigliosamente descritti in questo libro. Splendida la figura di questi due “numeri primi” così uguali, ma così diversi, che scendono parallelamente distanti e vicini, verso il buio.
Il film non lo ho visto e mi dispiace, però spero di farlo quanto prima perchè è sempre bello per me confrontarlo con il libro. Magari ogni volta che lo ho fatto mi sono ritrovata poi a preferire il film, forse perchè sullo schermo ci sono più linguaggi? Probabilmente, ma mi dispiacerebbe ritrovarmi delusa.
Mi accorgo che mi sono lasciata trasportare dalle mie solite chiacchiere mattutine e allora adesso andrò a darmi una mossa, visto che anche oggi sarà una giornatina piena. Un abbraccio affettuoso a Mirna e un ben tornata a Stefania. Complimenti per i tuoi concerti, sei grande Stefania!!
(Maria Teresa, se non trovi più questo libro, te lo presto io la prossima volta che ci vediamo, così ti restituisco “Lila Lila” che ho terminato l’altro ieri. Altro libro splendido!)
Mille bacioni a presto Cris.
Mi capita ogni tanto di ritrovarmi a Gardolo e di dover attendere che la macchina sia pronta (per cambio ruote o controlli e affini). In questi casi ho una meta fissa: Poli Regina – reparto libri e casalinghi (sino a qualche tempo fa contigui … oggi non so). Qualche anno fa mi trovavo proprio in questa situazione e girovagavo in attesa di ritirare la mia auto. Era affascinante il reparto libri, dotato non di uno scaffale ma di un “tavolo” su cui e sotto cui, distribuiti in varie pile, era possibile trovare un po’ di tutto. Probabilmente in origine un ordine ci doveva essere stato, ma poi con il tempo, o semplicemente con il passar delle ore, tutto si era mescolato e così un libro di cucina era finito tra una serie di libri gialli o vicino a qualche testo di analisi del pianeta adolescenza. Un modo di tenere i libri che mi riporta col pensiero ad una Libreria tanto amata della mia città , Lecce: Libreria Palmieri. Una libreria in cui alla richiesta “avete questo libro?” ci si sentiva rispondere “Si, lo troverai in quello scaffale a destra, ma lo devi cercare”. L’acquisto del libro diventava una specie di caccia al termine della quale era possibile sfogliare, toccare, annusare, decidere se tenere o no il libro. Insomma tra i vari testi del reparto libri del Poli-Regina, una copertina quel giorno ha attratto lo sguardo. Il nome dell’autore non mi diceva nulla, il titolo ancora meno. I numeri primi li conoscevo e mi erano un po’ antipatici. Ho continuato a girare e sbirciare tra i vari libri ma quella copertina mi intrigava. Non è la prima volta che mi succede: mi è capitato così, nel corso degli anni, di scoprire dischi, e musicisti (Vangelis come Händel o i Sigur Ros), libri e scrittori ( Marquez come Maria Corti o Kundera). Il libro l’ho comprato e al “La solitudine dei numeri primi? Di cosa parla? Lo conosci?†di Serena non ho potuto che rispondere “No, però guarda la copertina! Graficamente bellaâ€. Ho iniziato a leggerlo la sera mentre preparavo la cena e ho continuato a leggerlo sino ad arrivare alla fine, all’ultima pagina. Leggendolo mi tornavano in mente alcuni dei ragazzi conosciuti e seguiti con sofferenza a scuola. Tutti con i loro buchi neri, le loro ansie e paure a cui è sempre difficile dare risposte. Il giorno dopo ho lasciato il libro in camera di Serena, lei ancora ricorda di avermi sentita dire “leggilo. E’ un pugno nello stomaco. Ma per qualcuno è proprio cosìâ€. Questa settimana forse riuscirò a vedere il film. Ma un film è un’altra cosa.
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