TSUGUMI, di Banana Yoshimoto
pubblicato da: admin - 12 Settembre, 2010 @ 8:01 pm“Le parole tra noi leggere” - ma non troppo – come appunto sono quelle di Lalla Romano, ci sollecitano a cercare altri  libri, ricondurci a filosofi, poeti, autori particolari come hanno scritto Valentina e Miki.
 Un libro tira l’altro. La felicità nelle piccole cose mi ha fatto pensare alle due adolescenti giapponesi descritteci da Banana Yoshimoto. Sembra proprio che la prima giovinezza non si accontenti dei piccoli piaceri, ma desideri ed insegua “il miraggio di felicità intensa” che è il patrimonio per poter “tirare avanti e invecchiare”.Â
 Ognuno di noi ( “grandi” ) avrà gioito e sofferto gli eccessi di speranze, delusioni, sentimenti, per arrivare ad una placida baia di ragionevolezza o quasi…
Forse la abbiamo raggiunta  giorno dopo giorno o forse abbiamo iniziato a “crescere”, a cambiare,  in un momento particolare come capita a Maria e Tsugumi, le due cugine che si ritrovano a trascorrere una magica, forte, emozionante, risolutiva estate al mare.
La narratrice è Maria, tranquilla, buona che subisce il carattere ribelle, egocentrico, “cattivo” della cugina che ci viene descritta così: ” Senza dubbio Tsugumi era una ragazza impossibile… Era cattiva, maleducata, sboccata, capricciosa,viziata e  sleale…”
Ma Tsugumi è fisicamente fragile e il suo destino sembra segnato. Forse per questo tutti sopportano il suo pessimo carattere.
Nella bellissima estate trascorsa sulla costa della pensiola di Izu con la cugina e altri coetanei, Tsugumi conosce anche  l’amore e riesce finalmente a far trapelare la sua vera natura sensibile.
Racconto scritto nel 1989 quando la Yoshimoto non era ancora trentenne.
Nella vita di ognuno ci sono periodi in cui avvengono quelli che io chiamo  “salti” di qualità o scatti in avanti,  e con questo intendo la capacità di conoscersi, stare bene con se stessi, tollerarsi maggiormente, migliorare.
Credo che non si smetterà mai di voler “saltare” in avanti.
Ma ora ricordo un’estate al mare e un momento risolutivo per la mia insicurezza, la scarsa autostima, il timore di non sapermi rapportare con gli altri quando feci la scoperta che potevo essere simpatica e ciarliera. Serata a Gabicce Mare con un’amica più estroversa di me che già ballava sulla “rotonda”con il ragazzo più bello. Io, “imbalsamata”con l’altro amico al tavolo. Ragazzo non molto alto, biondo, soprannominato Titta, ma  simpaticissimo…riuscì non solo a farmi parlare, ma mi fece  ridere come non mai. Due ore consecutive di risate e  battute come palline da ping pong. Ma ero io quella ragazza così allegra spiritosa, divertente?
 Grazie Titta, hai fatto uscire prepotentemente, in una calda serata sotto la luna,   il mio senso dell’umorismo !
Anche voi ricordate momenti topici?
Dopo tanta luminosità nei vostri post , tanta voglia di luce e di sorrisi, mi sento un poco in colpa parlandovi di Felicitè e di Emerenc. Strano connubio che , da qualche mese , di tanto in tanto mi salta in mente. Perchè, semplicemente perchè, all’inizio dell’estate, rilessi (e con quanto nostalgico piacere, al fresco del lido di Serraia di Pinè, in un libretto acquistato proprio nel negozietto di Baselga per euro 2, superbur) rilessi “UN CUORE SENPLICE e altri racconti di G: Flaubert”. E fu un pomeriggio magnifico, non so dire altro. La sera poi, vi ricordate che caldo faceva? la sera finestre spalancate e paura di tenere la luce accesa che poteva richiamare zanzare (ah l’estate troppo calda, a volte, rompe) non potevo altro fare che pensare alla storia di Felicitè, alla sua vita di povera serva ottocentesca, alla sua …quasi santità . E lì mi venne in mente un’altra figura di donna, donna dell’oscurità , incomprensibile quasi, nel suo volontario continuo estenuante sacrificio, alla sua….. quasi santità . Sto parlando della protagonista, grandiosa figura, del romanzo “La porta ” di Magda Szabò: Emerenc. E da allora nel mio Pantheon di personaggi da non dimenticare, Felicitè, col suo pappagallo, e Emerenc, con la sua verità , camminano insieme, si comprendono. E vorrei tanto aver potuto chiedere a Szabò (in un festival della letteratura immaginario, dove è pur possibile parlare con qualche grande creatore-scrittore) se avesse letto Flaubert, e, in qualche modo, “Un cuore semplice” le avesse ispirato la soria di Emerenc.
Cara Camilla, di Emerenc abbiamo già parlato in un post di giugno. Senz’altro è una donna particolare, straordinaria di una forza granitica che si concede pochi sorrisi. Ma chi entra nel “mito” collettivo, pur di una piccola comunità , incarnando purezza, generosità saggezza non può indulgere ai sentimenti più consueti. Interessante il parallelismo con Felicitè. Senz’altro i personaggi dei nostri libri letti entrano a far parte di un “pantheon da non dimenticare”, quasi essi diventassero parte della nostra famiglia .
Ieri ho dimenticato di dire che mia figlia Stefania oggi suonerà a Bruxelles. Il suo concerto tutto dedicato a Shubert si potrà ascoltare, via Internet, in differita alla radio belga.
http://www.klara.be
poi digitando programm e concerto delle 16.00.