POEMETTI, e il segreto della "felicità bambina"
pubblicato da: admin - 11 Settembre, 2010 @ 6:46 pmIl post di ieri ha sollecitato riflessioni importanti sia per noi over 60 sia per le giovani visitatrici come Miki, Raffaella, Valentina… Parliamo sempre di vita, della nostra vita che come ci consiglia Maria Teresa si può vivere con più ottimismo. Le piccole cose di cui parlava anche Gozzano, non necessariamente un “Loreto impagliato”, sono i puntelli strategici per tradurre lo spleen in una  “felicità bambina”.
Scelgo ancora una volta  Katherine Mansfield proprio per la sua ardente sete di vita e di felicità . Felicità  che provava nei piccoli piaceri quotidiani, nell’amore, nell’amicizia e nell’abbandonarsi alla bellezza della natura.
“In riva al Mediterraneo c’era Villa Pauline, un cottage di quattro stanze” ci scrive John Middleton Murry, marito della Mansfield spiegando che entrambi vi abitarono nel 1916. Ricorda che si dedicarono una settimana intera alla poesia “Dopocena, sedendo insieme a una minuscola tavola da cucina, abbiamo scritto versi intorno a un tema che sceglievamo al momento”
In questi Poemetti di Katherine Mansield troviamo anche i ricordi della lussurreggiante Nuova Zelanda, il suo amore per l’Amore, le sue immagini più colorate, la sua forza di veleggiare ad ogni costo verso la Felicità .
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“Un golfo di silenzio ormai ci separa;
 Io su una sponda e tu all’opposta vivi,
 Non ti vedo nè ti odo, a stento so che ci sei…
A varcarlo forse c’è modo? Mai con la parola
O il senso. Così di pianto lo potremmo colmare.
 Ma ora voglio frantumarlo con un’altra risata.
La Mansfield nei suoi diari scrive che il dolore può essere vinto, a patto di non resistergli, concedendogli una parte di noi. “Tutto quanto accettiamo effettivamente dalla vita, subisce una trasformazione. In questo modo la sofferenza deve diventare l’Amore. Ecco il mistero. Ecco ciò che debbo fare. Devo passare da un amore personale a un amore più grande. Devo dare al tutto ciò che ho dato ad uno solo.”
Che sia questo il segreto delle felicità ?
Scrive nei primi versi di “Villa Pauline”
Eppure, prima che egli venisse,
eri soltanto un nome:
quattro stanze nane, un cassettone
senza nemmeno un osso dentro,
ed ero sola!
Dalle vaste finestre
ora l’aperto intero
di sole e fiori e canto
a nascondersi viene,
ardente e sulle sedie ridente,
per afferrare d’improviso
la nostra felicità bambina“…
«…Signorina Felicita, è il tuo giorno!
A quest’ora che fai? Tosti il caffè:
e il buon aroma si diffonde intorno?
…
Sei quasi brutta, priva di lusinga
nelle tue vesti quasi campagnole,
ma la tua faccia buona e casalinga,
ma i bei capelli di color di sole,
attorti in minutissime trecciuole,
ti fanno un tipo di beltà fiamminga…
E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto quadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d’efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l’iridi sincere
azzurre d’un azzurro di stoviglia…»
Grazie, Mirna, per avermi fatto rispolverare questo ricordo! L’aroma del caffè e le iridi azzurre ‘d’un azzurro di stoviglia’ hanno sempre colpito la mia immaginazione.
Quanto dice la Mansfield mi affascina molto. Soprattutto quanto lei dice a proposito del dolore mi riconduce, di rimando, a Platone ( che sto rispolverando … di ritorno dalla Grecia). Platone, nel Filebo, dichiara che il dolore si ha quando la proporzione delle parti che compongono 1’essere vivente risulta predominata, compromessa o controllata di modo che manchi 1’armonia, mentre si ha il piacere quando tale armonia venga ristabilita. L’anima dell’uomo, quindi, può congiungersi all’anima del mondo in sinfonia armonica-Unica.
Vago spesso tra presernte e passato ed è qui che la filosofia antica si affaccia, suggestionando e rinfrancando talvolta il mio animo.
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