I QUARANTANOVE RACCONTI , ma non solo di Hemingway

pubblicato da: admin - 10 Agosto, 2010 @ 6:11 pm

 

Mi fa immenso piacere che Donatella, finalmente, mi abbia dato il permesso di  farla apparire nel blog e farsi così conoscere  da tutte le visitatrici e amiche che stanno” raccontandosi”.

Donatella è una cara amica conosciuta proprio all’inizio di questa avventura libresca-virtuale,  che sempre ha scritto pensieri preziosi e coinvolgenti e con la quale mi trovo parecchio in sintonia. Credo che presto ci conosceremo anche  di persona, ma nell’attesa perchè non farla entrare nel nostro “giardino” pieno di libri e riflessioni e ricordi e poesia?

Naturalmente non ho cancellato le righe che mi lodano perchè queste mi danno carica energetica e mi riscaldano il cuore;” par contre”, devo ammettere che questo blog, questo dialogo che si sta infittendo con voi, è un appuntamento importante, scandisce le mie giornate, illumina i mei pensieri quando questi  tendono a diventar corruschi.

 

“Le néant. Ecco come posso descrivere anch’io la giornata di ieri. Una giornata con la “nuvola” come dicevi tu tempo fa. Anch’io mi sono accorta di essere sempre in attesa di qualcosa, di quel qualcosa che non arriva mai, se non parte ancora da noi stessi. Un’età difficile la nostra, ma anche questo lo avevi già detto tu qualche mese fa. Il tuo paese trafficato, il mio svuotato. Tu che leggi “Matematici nel sole” ed io che vado a cercare Pavese.
Lo faccio sempre, quando sono in crisi. Ed ecco che trovo un pezzo che sembra fatto per me. “Una domenica passata a vagolare col pensiero come una mosca legata, tutto intontito corpo e anima… Passo la giornata come chi ha urtato uno spigolo con la rotula interna del ginocchio: tutta la giornata come quell’istante intollerabile.” Ho la certezza che siamo in tanti a non amare la domenica, se solo potessimo metterci tutti insieme!  Che ci sarà dopo tanta solitudine? Ed ecco che ancora aspiro a quel qualcosa che deve ancora arrivare, i miei pensieri girano in tondo, anche queste sono parole che ho imparato da te. Sono sicura che tu mi capisci perchè, nonostante tutto, ti sento vicina. Penso che sia stata un’enorme fortuna incontrare una persona come te, incontrare il tuo blog, dove oltre che di libri, si parla anche di vita. Mi spaventa l’idea che allo scadere dell’anno tutto questo possa finire. Non vorrai abbandonarci vero? LO so che l’impegno è tanto, ma facci un pensierino, non si può finire un lavoro così …
Carissima, ti lascio, ma ti abbraccio forte forte. A presto.
 
Donatella”
 
Naturalmente se riuscirò a terminare la sfida di “un libro al giorno” ( e per questo chiederei aiuti….) non lascerò questo spazio che sta dventando “vitale” per me e il mio ondeggiare. E’ questo una finestra sul mondo o per meglio dire un  tuffo nel cuore degli altri. Raccontarsi, raccontare è uno dei più grandi piaceri. Lo dice anche Stelzer nel suo “Matematici nel sole” finito, tra la commozione e la gioia che la vita può essere sempre bella, poco fa.
Ben diversa  la visione del mondo nei racconti di Ernest Hemingway. Scritti con stile giornalistico, moderno, chiaro lasciano alla fine un sapore amarognolo che ricorda l’whisy o il bourbon che lui tanto amava.
 
Sappiamo della sua vita eccessiva, del suo combattere  sia sul fronte italiano sia  in Spagna contro i franchisti, dell’amore per le grandi bevute, per la caccia, per la corrida. Non dimentichiamo , “Fiesta”, i colori assordanti della Spagna più caliente e non scordiamo il suo malessere che ritroviamo in questi “Quarantanove racconti“.
E’ questa un’ edizione tascabile scarabocchiata da qualcuno; a Trento però ho un’edizione in cofanetto con segnalibro  in seta.
Sono andata subito a rileggere le “Nevi del Kilimangiaro” memore anche di un bellissimo film con il mio adorato Gregory Peck e Ava Gardner.
“Il Kilimangiaro è un monte coperto di neve alto 5890 metri e si dice che sia la più alta montagna africana. La vetta occidentale è detta “Masai Ngàje Ngài”, Casa di Dio…”
E’ il racconto di uno scettico cacciatore che per una banale imprudenza si ritrova la gamba in cancrena. Con sè ha l’ennesima donna, ricca, compagna di bevute e forse di sperpero della vita.
Lui sa che sta per morire, gli aiuti ormai sono inutili. Lei lo rincuora” Non si muore se non ci arrende”.
Ma lui sembra accettare la fine di una vita della quale non è riuscito a trovare la bellezza, il conforto, la magia (come Stelzer).
“Così era finita, pensò. Ora non avrebbe mai più potuto andare in fondo.”
Intanto i ricordi lo assediano, pensa all’Africa, il posto dove era stato più felice ai bei tempi, e dove proprio ora sta per morire. Uccelli pesanti lo osservano in  attesa.
Aveva sperato, con questa sua nuova compagna, di riuscire a “togliersi il grasso dall’anima” di sentire rinascere la voglia di lavorare, di scrivere. Incolpa la ricca compagna, bevitrice come lui,  “amorosa becchina e distruttrice” di avergli ucciso il talento ma poi quando sente la morte avvicinarsi comprende di essere stato  egli stesso “a distruggere il proprio talento, per non essersene servito, per aver di continuo tradito se stesso e quello in cui credeva, per aver bevuto tanto da smussare la sua capacità di sentire, per pigrizia, indolenza, snobismo, orgoglio e preiudizi, genio e sregolatezza, delitto e castigo.”
Ci sono alrtr48 racconti come “La fine di qualcosa”, “Gatto sotto la piggia” “Colline come elefanti bianchi” “Il giocatore, la monaca, la radio” e così via, ma tutti pregni di quell’amarezza di cui ho parlato prima, di scetticismo, di disperazione, di rinuncia. Piccoli autentici capolavori nati a volte soltanto per una sollecitazione occasionale, altre volte per una lunga e sofferta meditazione.
Un’altra latitudine? un’altra generazione?
Che differenza con il nostro Franco Stelzer il cui “Matematici nel sole ” è un inno goloso alla vita.
 
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4 commenti
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  1. […] Fonte Articolo: I QUARANTANOVE RACCONTI , ma non solo di Hemingway | Un libro al … […]

  2. Che differenza davvero, tra il geniale Hemingway, sempre sbronzo e sempre talentuoso, e dagli umori sconquassati, e il personaggio di Hus, che non attende Godot, ma organizza , meglio si potrebbe? il suo arrivo, pronto a buttarglisi addosso, carico dell’incanto-ben disincantato di tutti gli attimi fulgenti (e fuggenti) della sua vita di umano ta gli umani.
    La tua amica Donatella si è affacciata a questa finestra che, in fondo, potrebbe anche essere una festa , aperta a tutti quelli che amano ascoltare e raccontare. Imbandita da una cara personcina, piena di dolce talento. Per stare, come dice Donatella, tutti insieme. ogni tanto. Con affetuosa attenzione.

  3. Che bello conoscere anche Donatella…. E’ vero, questo blog tiene proprio compagnia… Anche per me le domeniche sono interminabili e spesso vuote… un tempo sospeso e malinconico. L’estate poi…
    Per quanto riguarda il caro Hemingway, concordo con Mirna… Lascia sempre l’amaro in bocca….

  4. E’ vero la disperazione trapela dalle storie di H., ma è anche vero che la sua scrittura concreta e appassionata, mescolata alla precisione giornalistica ci ha tramandato pagine che ormai fanno parte della storia della letteratura. Pochi altri hanno saputo tracciare con vigore e immediatezza di linguaggio la lotta dell’uomo con e contro la natura, la lotta con e contro se stesso. Vero è anche che i suoi scritti sono sempre permeati dal senso ossessivo e incombente della morte, ma ognuno ha la sua storia e così lui l’ha vissuta, sentita e raccontata fino alla fine. Non ho letto il libro di Stelzer, che sicuramente merita, ma, citando Italo Calvino, “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

    A questo punto colgo l’occasione per dare il benvenuto a Donatella, che finora, a nostra insaputa, ci è stata silenziosamente, ma affettuosamente vicina!