PIANO SOLO, di Perry Knize
pubblicato da: admin - 7 Agosto, 2010 @ 6:37 pmQuesto blog è come una giardino nel quale riusciamo a parlare di noi. Noi-Fiori sotto un pergolato di glicine violetto…E tanti fiori anche in mezzo ai libri di cui parliamo…
Oggi presento “Una storia d’amore e musica” scritta da una giornalista, Perry Knize, che vive nel Montana.
Me l’ha prestato Cristina, la mia amica musicista che spesso ci invita alle sue riunioni serali di “Penelopi” o di “Accademia delle muse”. Cristina vive di musica, come fa anche mia figlia Stefania (che vorrà senz’altro leggere questo libro).  Quando le ascolto suonare il pianoforte vedo la loro gioia, la loro emozione, il loro essere tutt’uno con lo strumento.
Fortunati i musicisti che riescono ad elevarsi in un mondo particolare e privilegiato.
In “Piano solo” ci viene raccontata un’epifania: a 43 anni la narrattrice protagonista scopre, mentre ascolta Rubinstein suonare un valzer di Chopin,che ciò che vuole assolutamente fare nella vita è suonare il pianoforte. ” Mi ritrovai a stringere il volante, quasi dovessi reggermi durante il percorso, stretta io stessa nella morsa di un rapimento indotto dal pianoforte, tanto più dolce quanto emozionante.”
Perri riprende quindi a seguire lezioni di musica rendendosi conto della sua necessità vitale di stare a stretto contatto fisico con lo strumento “Come hai potuto lasciarti sfuggire tutto questo?” si chiede.
Inizia una vera e propria odissea, non solo per la battaglia di vincere il suo pudore durante le esecuzioni in pubblico, pur se amico,  ma anche per la ricerca del “suo” pianoforte. Anche mio genero accordatore e restauratore potrebbe leggere questo libro perchè veniamo a conoscere il mondo particolare e affascinante di musicisti, liutai, accordatori,ecc. tutti accomunati dalla stessa passione.
Non è soltanto un viaggio nel mondo del pianoforte dunque, ma è un esplorare la nostra anima per conoscerci meglio, per sapere quali sogni abbiamo realizzato e quali ancora sono nascosti.
 Quali sono i nostri sogni non realizzati? Non è mai troppo tardi per attuarli.  Perri ci dà una lezione di coraggio, onestà nel perseguirli ed insieme ci spinge ad avvicinarci al mondo della musica.
The New York Times Book Review scrive “Leggendo questo libro, vorresti uscire e imparare a suonare il piano…”
Il pianista jazz Bill Evans disse “La musica insegna la spiritualità mostrando all’individuo quella parte di sè che altrimenti non scoprirebbe mai”
E un’amica di Perry che  decide di diventare una pianista, e all’età di trent’anni torna a studiare al college ribadisce: “E’ difficile evitare se stessi quando si studia il pianoforte. Sei costretto ad affrontare le tue ambizioni, il tuo grado di perseveranza, di ottimismo o la mancanza di ottimismo. Si costruisce il carattere.”
Siete d’accordo mie care pianiste?
E chi non sa suonare?
Beh, io mi sto ancora formando il carattere ed aumento la mia  perseveranza …in questo mese di “clausura” campagnola…
Mia cara Mirna, è vero studiando il piano oppure anche un altro strumento, ci si forgia il carattere, ci si abitua ad osservare molto, a ragionare con ostinazione e anche perseveranza. Ce ne vuole proprio tanta di questa! Ma anche tantissima umiltà . Però quante soddisfazioni si hanno poi, soprattutto quando si è riusciti a “domare” la partitura! Allora è il momento giusto per usare il cuore dopo aver tanto sfruttato le mani…ed ecco allora che la musica che si esegue diventa una parte di te, ti avvolge, ti porta in alto tra le galassie più lontane e nulla più conta. Respiri con la musica, con il fraseggio e fai da tramita tra il compositore e chi ti ascolta. Questo è l’obiettivo principale: trasmettere emozioni. E quando ci riesco, la prima ad esserne coivolta sono io. A volte è molto faticoso, ma nulla è mai raggiungibile senza sforzo e anche l’emozione non è un nostro diritto, ma un sentimento che dobbiamo far uscire da dentro di noi. Come mi piace quando finisco di eseguire un brano e mi sento soddisfatta. L’ultima nota rimane lì a mezz’aria nel silenzio assoluto e questo è “l’attimo fuggente” più emozionante che esista.
E’ vero, la musica conta molto per me e mi è compagna da più di cinquant’anni…..fedele e discreta, attende, attende sempre fiduciosa che io la prenda per mano e la faccia mia, dandomi generosamente quel conforto che sempre le chiedo. E il mio adorato Petrof mi è sempre grande compagno, aiutandomi a superare le mille e una difficoltà . Ora è in pausa estiva, ricoperto da un lenzuolo che, come un sudario, lo avvolge tutto. Ancora qualche giorno e poi riprenderemo il nostro fitto dialogo, fatto di esercizi, accordi, arpeggi e scale. Ne ho nostalgia e voglio riprendere lo studio al più presto, perchè mi manca molto il contatto con i tasti, con le emozioni, con la pelle d’oca….. quel momento le corde vibreranno di nuovo e la musica mi muoverà ancora l’aria intorno.
Se mi permetti, vorrei scriverti questa poesia che ho composto alcuni anni fa, è importante per me, rappresenta quasi una metafora sulla nostra vita, ma soprattutto descrive il mio grande amore per la musica.
A presto cara Mirna, mille abbracci Cris
PERLE
Una corda / vibra nel silenzio / poi tace.
E’ una nota.
Come per incanto / altre si muovono tutte insieme.
A tratti / come un allegro carosello.
A tratti / come un mesto pianto.
Poi riprendono / in un’armonia festosa /
si sgranano gioiose / come perle che cadono / una dopo l’altra.
Salgono / scendono / si rincorrono.
Finalmente stanche / tacciono silenziose /
e, placata l’eco dei loro voli, / esauste riposano.
Che bella la poesia di Cristina…La musica dà sempre emozioni, è quasi impossibile che lasci insensibili….Io non suono nulla, ma amo ascoltarla…E ammiro chi si dedica ad uno strumento anche se io probabilmente sarei proprio negata….
C’è un film piuttosto commerciale ma con una bella colonna sonora chiamato” August Rush, La musica nel cuore”. Credo che sia piacevole vederlo per chi ama la musica…A me è piaciuto.Soprattutto la scena finale…
La musica, come la poesia, ha la facoltà , fra l’altro, di aiutarci a vivere meglio il quotidiano. Naturalmente parlo da profana, ma posso dire che in più occasioni entrambe mi hanno aiutata a superare momenti non tra i migliori, diventando presenza discreta e costante. Esse fanno parte della realtà e saperle ascoltare è un dono che appartiene a tutti, anche a coloro che non sono musicisti né poeti.
A questo proposito mi viene in mente il libro di Robert Schneider, “Le voci del mondoâ€, dove l’autore dissemina di musica e suoni l’intero romanzo.
Bellissima la poesia di Cristina! Grazie.
Come non condividere i pensieri di Cristina sulla musica e sul suonare, un’attivita’ che investe “tutto” di noi, il corpo, la mente e la sfera emotiva. Siamo creatori – o piuttosto – provocatori di emozioni e mi rendo conto che una delle cose che mi spinge a continuare in questa carriera difficile e tutta in salita (senza mai tregua!) e’ proprio la comunicazione che si instaura fra te e chi ti ascolta. Si parla allora con un linguaggio piu’ diretto, immediato, senza schemi ne’ sovrastrutture, in una parola, emozionante. Questa e’ la mia “verita’” sulla disciplina a cui ho scelto di dedicare la vita. E si’, e’ una disciplina… Ma negli anni che ho insegnato, ho avuto modo di “iniziare” molte persone “mature” che si accostavano allo strumento e devo dire che ho avuto molte soddisfazioni (anche tu Cristina avrai fatto questa esperienza!). La persona “grande” si approccia con passione e cognizione di causa e usa bene il suo tempo. Anche senza l’elasticita’ manuale dell’infanzia, l’adulto puo’ fare grandi cose. Quindi… si’ dico a voi! A tutti gli appassionati… iniziate a suonare uno strumento e non ve ne pentirete! Trovo la frase: “E’ difficile evitare se stessi quando si suona” verissima e commovente al tempo stesso. Grazie!
Che gioia leggerti Stefania e condividere con te i pensieri mattutini che sempre mi accompagnano all’alba. Mi alzo molto presto al mattino, posso assaporare in pieno il silenzio che, con il passare delle ore, si trasforma sempre in un carosello di cose da fare. E proprio leggendoti, mi sono tornate alla mente le innumerevoli esperienze musicali con “adulti”. Hai ragione, con loro c’è una differenza incredibile, non meno bella che con i bambini, naturalmente. Però hanno un’entusiasmo e un gioioso ritorno alla giovinezza che lascia teneramente meravigliati. La loro caparbietà è incredibile.
Penso con grande meraviglia al nostro carissimo amico dell’Accademia che, alla ben portata età di 75 anni, ha affrontato l’esame del settimo corso di violino al Conservatorio. Oppure un altro amico che, novantenne proprio in questi giorni, si è comprato una pianola gigantesca, dopo aver visto le mie mani saltapicchiare sulla tastiera. L’altro giorno mi ha gridato al telefono con enorme entusiasmo: “Ma gli accordi sono come un gioco! 1, 3, 5….ma è facilissimo” Naturalmente io mi sono messa a sorridere e una volta ancora ho lodato la sua caparbietà e la voglia di vincere l’inesorabilità degli anni. Altre persone molto anziane, tempo fa, mi hanno resa felice perchè alla fine di un Notturno si sono commosse, ricordando le loro esperienze. Già , il potere rievocativo della musica…..che grande mistero, mi affascina.
Non è stupendo tutto questo? Non è un miracolo forse sentire l’entusiasmo nelle parole di queste persone anziane che, dimenticando per un momento l’artrite, ritornano come bambini?
C’è un altro aspetto che mi prende sempre moltissimo. Il fare musica insieme per esempio. Che esperienza unica è il condividere l’entusiasmo, il darsi da fare per procedere sulla stessa onda emotiva. Quando con mia sorella Micaela eseguiamo le Danze ungheresi di Brahms, oppure il nostro adorato Dolly è una scalata all’entusiasmo, un traguardo che raggiungiamo con enorme piacere. Il duo è meraviglioso, perchè ci obbliga alla pazienza, all’umiltà e alla ricerca della fusione completa, ma alla fine è puro divertimento e soddisfazione.
Ecco, mi sono lasciata nuovamente trasportare dai miei pensieri mattutini!!
Un bacione Stefania e quando vuoi, è bellissimo scambiare opinioni con te. A presto Cris
Jack Handey Deep Thoughts~ If life deals you lemons why not go kill someone with the lemons (maybe by shoving them down his throat)