FRANKENSTEIN, or the Modern Prometheus
pubblicato da: admin - 6 Agosto, 2010 @ 6:15 pmE’ stata la sua autrice, Mary Shelley, a mettere il sottotitolo spiegando anche che oltre al mito di Prometeo ha attinto a quello di Faust, passando attraverso “Il Paradiso perduto “di Milton e servendosi delle teorie del galvanismo. Come potè una delicata e giovane fanciulla produrre un romanzo così particolare, un romanzo “gotico” pauroso e sorprendente? Racconta lei stessa che la storia ebbe origine da un incubo in cui lei vide: “uno studente di arti proibite inginocchiato di fronte alla cosa che aveva messo insieme. Vidi la forma orribile di un uomo disteso, e poi grazie all’opera di un qualche potente strumento, lo vidi dar segno di vita. Era spaventoso, perchè spaventoso in modo supremo sarebbe stato il risultato di ogni tentativo umano di parodiare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.”
Mary Shelley è figlia e moglie di scrittori. Sua madre è Mary Wollstonecraft, autrice della prima dichiarazione dei diritti della donna (Scrissi un post su di lei l’8 marzo, “Vindication”), suo padre è il filosofo William Godwin. Suo marito è il poeta romantico  Percy Bysshe Shelley. L’idea di Frankenstein comincia a prendere corpo intorno ad un camino durante una piovosissima estate svizzera che vede riuniti oltre i due Shelley anche Lord Byron, il suo segretario Polidori e la sorellastra di Mary. E’ un anno il 1816, ricordato come “the year without Summer” perchè l’eruzione di un vulcano indiano aveva sconvolto la meteorologia.
Durante le lunghe serate squassate da violenti temporali gli amici inventano passatempi, leggono ad alta voce, discutono di arte e letteratura. E ancora una volta Mary ci racconta che una sera Lord Byron propone: “Ognuno di noi scriverà una storia di fantasmi.” Ma chi riesce a condurre a termine il progetto è la sola Mary. In quegli anni il genere “gotico” è di gran moda. Si pensi a Lewis e soprattutto alla Radcliffe. Quindi Mary Shelley propone uno scenario pauroso, di notti oscure… ma nella vicenda c’è ben altro.
D.Punter scrive in un saggio sulla letteratura del terrore che i termini “orribile” “spaventoso” usati dallo stesso barone Frankenstein per la sua creatura non sono altro “che un disappunto estetico”. Il suo “mostro” senza nome verrà  battezzato poi proprio dal pubblico, con notevole intuito, con il nome del suo creatore. In Mary Shelley “vi è un’intensa paura del brutto, dell’imprevedibile,del dirompente, che affiora senza troppo controllo in ogni pagina.”
Il mostro è dunque il diverso, ci fa notare Riccardo Reim nella sua introduzione , e come tale va emarginato e punito “perchè può provocare solo panico e sgomento.”
Rifiutato senza appello, disperato il” mostro “si strugge di poter provare la sua umanità “. Ma a lui non sono consentiti nè ‘amore nè gioia, ma soltanto odio, odio verso il mondo che non può amarlo e odio verso chi lo ha creato.
Alla sua pubblicazione, nel 1818, Frankenstein, suscita grande impressione e scandalo, ma conquista migliaia di lettori. Oggi fa parte del nostro “immaginario collettivo”, Frankestein è la nostra “ porta oscura dietro la quale il mortale e l’immortale fanno prematura conoscenza.”
Mi sono ricordata di questo libro dalla copertina gialla dei classici BEN (2.ooo Lire nel 1994) causa il violento temporale che ieri mattina mi ha svegliato prestissimo e che poi è continuato a intermittenza per quasi tutto il giorno. Ho ricordato anche le storie di fantasmi che la nonna Bianca ci raccontava la sera e che parlavano sempre di belle ragazze avvolte in un particolare mantello incontrate per caso in una notte tempestosa da un eroico giovanotto il quale quando le cerca, i giorni a a venire, scopre che sono morte.E  sulla loro tomba troverà  il loro mantello …
So per certo che Stefania preparò un esame di letteratura inglese proprio su Frankestein…perciò aspetto un arricchimento…
Eccomi all’appello, Frankenstein! Si’, studiato (come forse anche Raffaella?) per un’esame ma prima gia’ amato per la grandezza e l’onesta’ del suo concetto. Noi vorremmo essere ONNIPOTENTI. Il Dr. Frankenstein ha solo “osato” e non puo’ che finire male perche’ frutto di una storia creata nei limiti della nostra etica. Uno degli aspetti che piu’ mi hanno colpito oltre alla percezione del “diverso” nella creatura e il superamento dei limiti imposti dalla natura, e’ il concetto della curiosita’ dell’uomo verso i “meccanismi” della creazione. Quello che Shelley stessa definisce lo “stupendo meccanismo” del Creatore del mondo.INteresse nella comprensione dei meccanismi della vita c’e’ sempre stato e la creazione di automi antropomorfici e non lo dimostra. Qui, il fatto piu’ inquietante e’ che l’applicazione delle teorie della “ri-creazione” avviene non su materiale inerte, ma organico (vedi Galvan). Frankenstein rovista nei cimiteri e nelle aule di medicina per trovare resti umani validi da assemblare nella sua “creatura.” E’ una creazione assolutamente voluta e studiata in ogni dettaglio. E’ un cercare la vita da dove la vita se ne e’ appena andata, un non voler accettare la morte. In questo senso la “creatura” siamo noi, il lato oscuro che ospita tutte le nostre paure e che noi teniamo attentamente a bada. Grande lettura, e che una donna l’abbia scritto, mi riempie di intima soddisfazione.
Anch’io ho un aneddoto sulle storie di fantasmi… Sull’onda del film “L’attimo fuggente” che tutti conoscerete, anche noi (5 amiche) organizzammo un’uscita al buio nei boschi e leggemmo Poe e Frankenstein. Ancora mi ricordo la sensazione, sotto uno spunzone di roccia, con una torcia elettrica a leggere e tremare…
Ecco cosa può diventare un blog! Un luogo diverso e speciale, giocoso e anche intimo, dove la bellezza di ognuno si rivela. E allora succede che ogni parola viene ascoltata e amata, ogni parola di ognuno e ognuno ascolta e si fa attento all’altro e dice parole che vogliono significare. Non è facile che succeda nella rete, perchè non si può guardarsi negli occhi, perchè è difficile, sempre, ascoltarsi e rispondersi. Ma è accaduto: Raffaella e Miki, Stefania e Enza e Mirna, tutta speciale, ogni parola mi sono bevuta e mi ha ristorata. E mi è piaciuto. E vi ammiro.
La storia di Frankenstein è davvero una delle più grandi invenzioni della letteratura moderna. E quello che a F. fu negato, gli esperimenti sull’umano fanno vittime su vittime, oggi , spesso, salvano vite preziose. I trapianti sono divenuti routine e persone vivono grazie a questi innesti, impensabili fino a pochi anni fa’. Certo guai a giocare con la scienza, oggi lo stesso uso imperfetto di molti farmaci, quanti dottor F. ci sono in giro, creano Mostri (lo scrivo con la lettera maiuscola perchè il Mostro F., non il suo maldestro dottore, il Mostro lo amo, in genere, il Mostro innocente e rifiutato….).
Cara Mirna ecco qua il tuo blog. pieno di bellezza.
Anch’io come Camilla simpatizzo per il Mostro, rifiutato dall’umanità perchè diverso e costretto suo malgrado a diventare violento per difendersi…Mi ha persino commosso quando chiede al dottore di dargli una compagna, una ” come lui” per non trascorrere in solitudine i suoi giorni. Come Stefy, ho studiato Frankenstein all’università , in un bellissimo corso sul “doppio”, che tanto mi affascina. Avevamo affrontato Le Fanu, Conrad, Hogg, Bram Stoker ed il suo Dracula, e poi l’unica donna, Mary Shelley.Ricordi? Che bei tempi…Quello che era partito come una storia gotica, una sfida alla ” ghost story “più paurosa, è diventato un romanzo che ancor oggi fa parlare, ricco di spunti, dalla bioetica al concetto del diverso….Buon sabato a tutti!
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