RICORDI SOGNI RIFLESSIONI di C.G.Jung
pubblicato da: admin - 4 Febbraio, 2010 @ 7:42 pmDa sempre sono stata intrigata dalla lettura di testi di psicoanalisi, da profana s’intende, per avere chiarimenti e spiegazioni del nostro comportamento umano. Ho capito  con stupore la causa di certi atteggiamenti miei e degli altri, riesco a interpretare i miei sogni, soprattutto sto meglio se esploro a fondo il motivo di certi malesseri. Misteriosa e affascinante  è la nostra psiche!
 Ho letto molti testi di Freud, qualcuno di Jung e altri. Quando ho saputo dell’autobiografia di Jung, edita nel 1965, sono andata a cercarlo di corsa nella nostra bella biblioteca di Via Roma, al secondo piano. Un po’ malandato, ma c’era. Cosa c’è di meglio che  scoprire i pensieri e i sogni di un grande scienziato che ha scandagliato la psiche umana? La sua autobiografia è un’ autoanalisi che aiuta anche noi  a capire quanto importante, per vivere meglio, conoscere a fondo se stessi.Â
E’ stata la sua segretaria Aniela Jaffè a spingerlo a scrivere di sè, Jung nicchiava un po’. Tanto che esordisce dicendo che la vera soria di una persona, spesso è quella delle esperienze interiori, delle scoperte. Le circostanze esterne a volte non lasciano il segno e non caratterizzano una vita tanto quanto le vicende del cuore e della mente. Poi diligentemente inizia a raccontare dividendo la sua vita in capitoli.
Nasce nel 1875 nel Cantone di Turgovia, da un pastore protestante. Dice che ha dei ricordi del primo anno di vita, disteso in un beato stato di benessere  in carrozzina sotto un albero frondoso e poi sul seggiolone.
Anche qualcuno di voi ha ricordi così lontani nel tempo?
 E’ un bambino solitario, assorto in meditazioni, fa sogni molto particolari, che in seguito, ricordandoli, gli daranno lo spunto per la sua tesi dell’inconscio collettivo e degli archetipi. Ricorda di aver subito notato una parte di sè, la n.2, come la chiama, e che aveva anche la madre, più vicina alla natura e a certi fenomeni paranormali. A scuola soffre di malattie psicosomatiche gravi, che spariranno dopo un’attenta anlisi personale e un grande sforzo di volontà .
Studia medicina e si specializza in psichiatria. Vuole conoscere i profondi segreti delle malattie mentali, ma anche quelli della psiche in generale della quale, con Freud, si è finalmente iniziato a parlare.
Dice “A me il destino donò, come ad Ulisse una “nekuia”, un compito, quello di scendere nel buio dell’Ade”.
Si dissocia da Freud per quanto riguarda la libido. Per Freud solo le pulsioni sessuali sono la causa delle psicosi, per Jung invece ci sono altri aspetti oltre alla sessualità che concorrono a far nascere le malattie mentali. Per Freud l’inconscio è vuoto dalla nascita e poi si riempie delle cose dannose che la coscienza (l’Io) non sopporta. Jung invece dice che l’inconscio è autonomo e ha già , a priori, un serbatorio di immagini primordiali condivise. L’inconscio collettivo è comune a tutti, come è comune il simbolismo degli archetipi, dei miti . Nei nostri sogni, continua Jung, esprimiamo la nostra vita in maniera primitiva, ma se li capiamo individuiamo meglio il cammino per il raggiungimento armonico del nostro Sè, della nostra personalità .
Jung si sposa, ha 5 figlii e lavora, scrive, analizza. Si sofferma parecchio sull’alchimia, sul paranormale, crede nei “fantasmi,” ne ha avuto prove egli stesso. A 50 anni costruisce una Torre, di forma circolare, a Bollingen dove andrà per sei mesi all’anno a eleborare le sue teorie. Senza acqua corrente, senza elettricità , Jung vuole vivere allo stato pià naturale possibile, per concentarsi sul lavoro. La Torre che diventerà il simbolo del suo progresso nella conoscenza di sè, si alzerà in muratura anno dopo anno.
E’ veramente interessante : i suoi pensieri, le sue intuizioni, i suoi sogni verranno infine rappresentati anche graficamente. Farà spesso dei mandala esplicativi della sua vita psichica.
Jung muore nel 1961, dopo una vita intensa e proficua. Ha scritto più di duecento opere!
Nella mia biblioteca casalinga ho  “L’uomo e i suoi simboli”, che avevo letto con grande passione. Quante cose misteriore abbiamo in noi! Â
Chi di voi è appassionato di psicologia o psicoanalisi ?
Chi invece la rifiuta? Un mio vecchio amico era solito brontolare: “Ha fatto più danni Freud che una guerra…!”
Grazie per questo approfondimento su Gustav Jung. E’ molto interessante e mi sento subito stimolata a leggerne le opere. Soprattutto mi colpisce il discorso sull’inconscio collettivo, su questo serbatoio “innato” che nasce con noi. Spesso osservo e rifletto sui nostri comportamenti piu’ istintivi, quali la rabbia, le pulsioni, ma anche la contemplazione della natura (che, in fondo, tocca tutti) e mi chiedo – se ammettiamo questa comunione di sensazioni – che potenza hanno questi gesti condivisi. E’ come ritornare in una stanza vissuta da miliardi e miliardi di esseri, dove l’aria e’ piu’ spessa e dove forse ci sono piu’ cose da vedere. Certo il pensiero di Jung ha aperto un dialogo fortissimo con le discipline orientali e ha gettato un ponte fra il nostro individualismo e il loro senso di partecipazione all’universo. Spesso, anche quando suono – ennesima volta nella storia – un brano di Chopin o Mozart, mi sorprendo ad osservare qualche sorta di direzione “fuori di me” come se gia’ tanti altri avessero vissuto e pensato questa musica e dove io posso solo aggiungere qualche “tocco” personale. E’ una sensazione preziosa, da esplorare. Grazie per lo spunto.
Ormai figli della psicanalisi tendiamo qualche volta ad analizzare e poi a controllare le nostre azioni, spegnendo forse un po’ di spontaneità . Naturalmente è solo una personale riflessione, infatti l’analisi della psiche o anima sicuramente ha aiutato e aiuta tuttora a superare disagi che diventano patologie.
Anch’io ho letto alcuni testi che riguardano l’argomento e soprattutto ricordo “L’io diviso” di Ronald Laing, letto ormai tanti anni fa, allora per me illuminante e che, a proposito di riletture, sarebbe interessante rivedere con gli occhi e il sentire di oggi.
Sicuramente il pensiero di Jung ha aperto una finestra più ampia rispetto a quella di Freud, partecipando la visione di sè ad una più vasto pubblico, la cui presenza penso sicuramente aiuti la propria ricerca personale della fellicità .
Francois de La Rochefoucauld~ We rarely think people have good sense unless they agree with us.
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