LA PASSIONE DI SABINA, di Nicolle Kress-Rosen
pubblicato da: admin - 22 Giugno, 2010 @ 6:42 pmIeri sera mentre aspettavo che Stefania tornasse dalle prove con il violoncellista ho visto a pezzi il film di Roberto Faenza “Prendimi l’anima” in cui si racconta la storia di Sabina Spielerein un’ebrea russa che nel 1904, giovanissima,  viene ricoverata nella clinica svizzera,  dove lavora Jung, per una grave forma di isteria definita poi “scissione dell’Io”.
Mi sono ricordata di avere il libro della Kress-Rosen acquistato con mio grande entusiasmo appena uscito nel 2003. La psicoanalisi mi ha sempre interessato, ho sostenuto alcuni esami di psicologia e ho letto quasi tutto Freud e affini. Di Carl Gustav Jung ho presentato nel blog la sua autobiografia il 4 febbraio.
 Nicolle Kress-Rosen è una psicanalista francese di scuola lacaniana e questo suo scritto è un saggio incentrato soprattutto sull’operato di Jung e sui suoi rapporti con Sigmund Freud. L’analisi della “passione amorosa” induce Freud e Jung a incontri-scontri di vedute. Il tutto intrecciato alla passione amorosa che Sabina prova per Jung.
La passione viene stigmatizzata come una prerogativa femminile e se per Freud essa può ricondursi alle “insegne falliche del potere” per Jung invece essa si colloca, non sul versante paterno, bensì dalla parte della Madre.
Sabina Spielrein “corre” appassionatamente verso il suo analista in un momento in cui lo stesso Jung ignora ancora la potenza del transfert e del controtransfert.Â
Guarita, nel 1911, anno della fine della sua relazione con Jung, Sabina si laurea in medicina con una tesi sulla schizofrenia.
Tornata in Russia dopo il matrimonio con un medico fonda a Mosca un asilo infantile, l’Asilo Bianco,incentrato a moderni principi di libertà .
Nel 1942 durante l’invasione tedesca viene uccisa dai nazisti assieme alle sue due figlie.
Figura importante per i suoi scritti e per la sua inziale nevrosi tanto che Freud la cita nel “Al di là del principio del piacere”.
Il film naturalmente narra le sue vicende personali, non può soffermarsi su analisi psicoanalitiche come invece fa questo testo.
Ripenso alla conversazione intercorsa tra me, Maria Teresa, Enza e Luigi: ci si chiedeva “E meglio leggere prima il libro da cui è tratto un film, o viceversa?”. Che ne dite?Â
Fra poco devo preparami per il concerto. Mi piacerebbe che anche tu  Donatella venissi con noi…ma sei un po’ lontana. Pensa che domani Stefania verrà vicino alla tua zona per tenere, insieme a Bart van Oort,  un corso di Alto Perfezionamento in tastiere Storiche, esattamente a Villa Bossi di Bodio L. (Varese).
Praticamente la vedo pochissimo…ma ognuno ha la sua vita…e lei ama viaggiare.
A proposito di viaggi….posso già introdurre ciò che il nostro navigatore, corsaro, pirata  Riccardo Lucatti ha già pronto per noi? …Ci saranno ciliegi in fiore, ma domani  scoprirete dove e come si viaggerà .
Sapete naturalmente che tutti potete essere ospitati nel mio Blog?
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Non è molto originale ribadire che cinema e letterature sono arti separate. La letteratura può isprare tutte le arti, il cinema , forse, il grande cinema, anche. ma devono rimanere due nuclei separati. Credo che sia indifferente vedere prima un film ispirato a un libro o leggere prima il libro da cui, eccetera. Purchè, in tutti i casi, ne valga la pena. Ho trovato il film ispirato all’eleganza del riccio, assai migliore del libro, piuttosto stucchevole (anche se la sua autrice è una donnina deliziosissima, conosciuta a Mantova), il filmetto è “altro” e risulta più lieve e meno pretenzioso e , perciò, più gradevole.Ma niente di speciale. Per quanto riguarda queste donne dell’epoca, appena passata, di Sabina, che vitacce tristi hanno avuto. Erano troppo per quel mondo ancora dominato dalla dittatura maschilista. Oggi, in parte e in pochi luoghi, le donne hanno una forza maggiore, ancora agli inizi. La loro marcia è appena cominciata.
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