POESIE di EMILY BRONTE
pubblicato da: admin - 13 Giugno, 2010 @ 8:41 pm“Poesia, amica mia” scrivevano i miei alunni alla ricerca di rime baciate durante le nostre ore di laboratorio poetico. Ancor più di un romanzo la poesia mi consola, mi abbraccia, mi fa volare. E dopo il pomeriggio di preoccupazioni per Stefania lontana (ridimensionate  fortunatamente), (- un pomeriggio da cani – oserei dire ), stamattina un po’ traballante per le poche ore di sonno –  ci mancava anche il temporale notturno - voglio tuffarmi nella poesia. E poesia che mi porti …via. Per stare con un’altra rima facile.
Ed Emily Bronte con il suo intenso vivere nel mondo dell’immaginazione, con il suo essere ancora bambina, ci porta nel mondo di Gondal dove può inventare grandi eventi, sentimenti appassionati  e forti sensazioni  che non trova nella sua monotona vita quotidiana. Ama creare un mondo parallelo in cui immergersi mentre conduce la sua solita vita nella canonica di Haworth nello Yorkshire. Nel 1845, a ventisette anni, scrive sul diario di aver ingannato il tempo mentre era in viaggio con sua sorella Anne “giocando” a fingersi personaggi gondoliani in fuga dalle prigioni…
Beh, qui devo aprire una parentesi personale. Insieme a me e Giuliana, a Londra e poi a Monaco c’era anche Guerrina che abita a Forni di Sopra nella Carnia. Nell’inverno del 1970 sono stata sua  ospite per 15 giorni. Che triste la montagna d’inverno! Eravamo sole, faceva molto freddo, non sapevamo che fare se non qualche passeggiata diurna , di sera neanche a parlare di uscire, un solo bar quasi osteria, buio,  niente  televisione…insomma alla sera accanto al fuoco acceso ho cominciato a inventare un mondo parallelo che piaceva a entrambe: il Canada delle Giubbe rosse. Noi le loro amate li seguivamo,  avevamo un sacco di avventure pericolose  nei boschi, tra alci e affini. L’immaginazione galoppava come i cavalli dei nostri eroi…Naturalmente molto spesso si finiva sul comico…
Il mondo di Gondal è medievale, la sua regina Geraldine ama il principe di Angora  che poi morirà . Poesie epiche in questo grande affresco in cui si sente l’influsso del poeta scozzese David Moir, Shakespeare, Scott, Dumas, Byron, Shelley …Per Emily, che in fondo è la più casalinga delle sorelle, sembra basti la sua vita parallela per allargare i confini della propria esistenza. Sua sorella Charlotte ce la descriverà  come una creatura appassionata e forte dall’anima grande e da un grande anelito verso la libertà . Ma come Emily Dickinson non è oltrepassando i confini della sua dimora che riesce a trovarla, è scavalcando quelli della sua mente. Per soddisfare l’ardente “violenza” della sua natura non ha bisogno di tuffarsi nel mondo reale che la delude e la spaventa, ma deve evadere in un mondo epico creato con la sua fantasia. La sua poesia epica nasce proprio dai giochi inventati con le sorelle e con il fratello Patrick quando quest’ultimo riceve in dono una scatola di soldatini. Ognuno dei bambini si appropria di uno e lo farà recitare inventando nome, condizione, vicende . Play in inglese sifnifica sia giocare che recitare. Per Emily diventa una necessità . Può modellare a piacere un suo mondo che procede di pari passo con quello quotidiano. Può farsi trasportare da Haworth a Gondal con l’immaginazione. Può partire dalla brughiera dietro casa illuminata dalla luna ed arrivare sulle sponde immaginarie del lago di Elnor dove il suo alter ego Geraldine piange la morte di Alexander signore di Elbe.
“Splende la luna nel meriggio notturno / visione gloriosa – sogno di luce ! / Sacra come il cielo – limpida e pura, / alta sopra la landa solitaria….e dopo questo incipit realistico v’è uno spazio bianco e ci si trova improvvisamente a Gondal “Luna lucente – luna amata! Trascorsi gli anni / tornano infine i miei passi stanchi – / e il tuo raggio sereno ancora riposa / solenne sulle acque dolci del lago / e ancora l’onda sospirosa delle felci / piange sulla tomba di Elbe…/.
Le poesie epico-narrative scrive Anna Luisa Zazo, curatrice di questo volumetto appaiono superate nel loro pseudomedievalismo e nel romanticismo troppo melodrammatico, ma Oscar Wilde parla delle sue poesie come “pregne di forza tragica che spesso sembrano sul punto di diventare grandi”.
Emily è giovane non così ingenua come sua sorella Charlotte crede, è soltanto immatura legata com’è ancora al mondo dell’infanzia. La Zazo trova echi di corrispondenze tra Emily Bronte e Rimbaud, entrambi poeti dell’adolescenza, lei per età caratteriale, lui per età anagrafica. Adolescenza difficile come tutte, ma senz’altro più ricca.
Per Emily abbandonarsi all’immaginazione, al “dio delle visioni” sembra quasi un’esperienza mistica, certamente abbandonarsi con passione al vento, alla notte, alle stelle, immergersi e fondersi con la natura è un’esperienza panteistica, immanentistica.
“Cime Tempestose” proseguimento del mondo di Gondal, ci si chiede? Forse tematicamente sì, proprio  nel deflagrare della più  completa irruente immaginazione.
In questo libro ci sono anche le poesie personali, versi ispirati in gran parte dalla brughiera che aveva intorno a sè. “Piegata da un vento di tempesta erica alta oscillante / mezzanotte chiarore lunare luminose stelle/….
Ero sola il giorno d’estate / moriva di una luce ridente / l’ho visto morire l’ho guardato svanire / da colline di nebbia e boschi senza vento. / E nel mio animo si affollavano i pensieri / e il cuore si piegava al loro potere…”
La consolazione, la salvezza, il rifugio per Emily stanno dunque nel tuffarsi nell’immaginazione “ Sì’, mentre sognavo, la stanza nuda / la luce incerta d’un tratto svanirono / e da una buia oscurità senza gioia / entrai nel pieno fulgore del giorno”
“Sì, vieni , Fantasia, mio amore fatato! / Sfiori il tuo bacio la mia fronte ardente; / chinati sul mio letto solitario / portatrice di pace, portatrice di gioia. “
Continuo con la poesia perchè ieri pomeriggio Enza ed io siamo andate a vedere Bright Star, il film della Campion che racconta la vita di John Keats. Avevo parlato del libro di Elido Fazi tempo fa a proposito di questo grande poeta romantico morto a soli 25 anni per consunzione. Il film è esteticamente un’opera d’arte, da ammirare, gustare e rivedere nel ricordo. La storia dell’amore fra Keats e Fanny è struggente e delicata. E la bellezza come verità e consolazione tanto ricercata e cantata da Keats si ritrova nella fotografia, nei costumi, nella magistrale regia. Le farfalle blu che volano nella stanza delle ragazze, il vento che fa volare una tenda su Fanny distesa, i colori smaglianti e perfetti delle stagioni incantano e fanno riflettere che la Bellezza esiste. Meno male che esitono i poeti. E Keats era poesia lui stesso.
Ho assistito al film della Campion con emozione, che ho portato con me lungo il tragitto fino a casa, in un inizio di serata colmo dei colori e rumori tipici dell’avvicinarsi di un temporale, così vicini allo spirito romantico del film appena visto. Poi a casa un blog di poesia, che mi fa condividere il pensiero di Keats:
“Se la poesia non nasce con la stessa naturalezza delle foglie sugli alberi, è meglio che non nasca neppureâ€
Swedish House Mafia headlining the last day of EDC. 14 degrees
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