IN RIVA ALLA VITA, storia di Antonia Pozzi
pubblicato da: admin - 3 Giugno, 2010 @ 8:06 pmUna mia amica milanese abita in via A.Pozzi. Ricordo che anni fa incuriosita le chiesi chi fosse. “Una poetessa” rispose. E proprio poco dopo, verso la fine di un giugno caldissimo a Chiavari,  in una  libreria, vidi una sua  bellissima biografia scritta da Alessandra Cenni. Non potei resistere, lo comprai immediatamente. Ero felicissima e con mio marito andai  a bere un caffè freddo dal Defilla sfogliando e guardando le foto del libro.
Lo divorai letteralmente. Alessandra Cenni è maestra nel raccontare la vita di poetesse; ricordiamoci del suo libro su Emily Dickinson.
Antonia Pozzi nasce nel 1912 e muore suicida nel 1938, a soli ventisei anni senza aver pubblicato una sola poesia. Eppure i suoi versi sono profondi, singolari, emozionanti. Sarà  ammirata da Eliot e da Montale.
Alessandra Cenni inizia la storia di Antonia raccontando della sua morte, quando in una  gelida mattina di dicembre la si vede  correre in bicicletta  fuori dalla città per raggiungere “un solo, infinito , desiderio di pace”. Sfinita cadrà in un fossato. Già un’altra volta aveva tentato di togliersi la vita per il suo amato professore.
 Dalla vita Antonia sembra avere avuto tutto: è ricca, privilegiata , frequenta circoli del tennis, ha una casa in montagna, ma a lei sembra che la vita corra troppo velocemente davanti a sè  tanto da lasciarla spesso “sula riva”.
E’ una grande lettrice, amante dei classici soprattutto. Quando in prima Liceo arriva dal sud il professore Antonio Maria Cervi per Antonia si aprono porte preziose. Fra loro nasce una rara intesa intellettuale, un vero incontro di affinità elettive, una relazione che potrebbe diventare sentimentalmente importante. Ma lei ha solo 16 anni e la sua ricca famiglia che la “protegge” e la tiene “prigioniera” non le consente di dare spazio a questa intesa. Il professore sarà trasferito . Si scriveranno delle lettere che purtroppo non tutte ci hanno raggiunto. Il padre o altri hanno stracciato e censurato gli scritti ritenuti troppo intimi.
Antonia scrive versi davanti alla bellezza, per i sentimenti propri e universali. Si confida con una carissima amica che andrà in convento e che Alessandra Cenni è riuscita ad intervistare.
Questo libro “è anche un affresco di una generazione di intellettuali milanesi cresciuti negli anni Trenta” si parla di Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, Antonio Banfi. L’ultimo messaggio di Antonia, trovato nella borsetta, sembra essere per l’amico Vittorio Sereni: la sua  poesia “Diana” del luglio 1938 con la dedica per Sereni.
Tanto ci sarebbe da dire di questo libro, dell’amore di Antonia per la montagna, del suo rifugio privilegiato, delle sue amicizie, della sua amata nonna, delle sue poesie…
Per me è stata una lettura avvincente. Ho conosciuto in modo profondo una creatura sensibile e speciale.
“…ed io sosto
pensandomi ferma stasera
in riva alla vita
come un cespo di giunchi
che tremi
presso un’acqua in cammino “
Sono sempre attratta dalla precocita’ della forza creatrice, che si brucia, realizzandosi.
A volte la maturazione e’ superflua. Spero di leggere presto le altre poesie della Pozzi!
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