I DONI DELLA VITA, di Iréne Némirovsky
pubblicato da: admin - 22 Maggio, 2010 @ 5:27 pmUn altro romanzo della Némirovsky, la scritttrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942. Scritto nel 1940 apparve a puntate su “Gringoire” quando già Irène non poteva più firmare con il proprio nome. Stampato finalmente nel 1947 “I doni della vita” ha un impianto classico e sembra una preparazione al celeberrimo “Suite Francese”. E’ comunque un romanzo compiuto . La vicenda si svolge nell’arco di trent’anni, i terribili trent’anni della storia eruopea che comprendono le due guerre. La sfortunata generazione che è incappata in questo periodo lo ha vissuto come un’unica guerra. Dopo il 1918 si percepiva che nulla di definitivo era stato concluso con la pace. I personaggi del romanzo vivono a Saint -Elme, a quel tempo dominata dal capostipite di una  ricca famiglia di imprenditori cartieri. Ritornano le tematiche care alla Némirovskj: la prepotenza e l’avidità dei ricchi industriali, il comportamento ipocrita delle tradizioni e della forma, i beni materiali posseduti da difendere a dispetto di tutto e tutti.
Il racconto  inizia un po’ prima della grande guerra: Pierre Hardelot, erede delle omonime cartiere, viene obbligato a fidanzarsi con la poco avvenente e ricca Simone, ma lui ama, contraccambiato, Agnès. Ciononostante viene organizzata la sontuosa festa di fidanzamento. La Némirovskj sa descrivere benissimo l’ambiente ricco di cui anch’essa fa parte. Interessante fra l’altro la descrizione dei bagni marini fatti dalle signore dell’epoca. Sistemate in una roulotte trainata da cavalli, le signore vengono condotte verso il mare e da lì, con costumi neri di lana concepiti in modo da dissimulare il più possibile le forme del corpo femminile, entrano in acqua.
Ma per tornare alla storia: Pierre rompe il fidanzamento con Simone e sposa Agnès incorrendo nell’ira del nonno patriarca  che lo disconosce. I due giovani vanno in Spagna ed hanno il primo figlio, Guy.
Poi scoppia la guerra. Pierre viene richiamato alle armi. Agnès e il bimbo tornano a Saint-Elme, ma non vengono ancora accettati dal vecchio industriale, il quale prende come socia l’ex fidanzata di Pierre. Molto toccanti le descrizioni dei sentimenti di chi “rimane a casa”, lontano dal fronte. E’ una scrittura femminile, si racconta ciò che si conosce meglio. “Tra la folla, il cuore di ogni donna spasimava per le semplici gioie perdute”. Agnès che aspetta piena di speranza il suo Pierre pensa: “…La guerra finirà , finiremo anche noi, ma questi piaceri semplici e innocenti ci saranno sempre: la freschezza, il sole, una mela rossa, il fuoco acceso in inverno, una donna, dei bambini, la vita di ogni giorno. ..Il fragore, il frastuono delle guerre si spegneranno. Il resto rimane…Per me o per qualcun altro?”
E poi finalmente la guerra finisce “La pace! Che ci lascino in pace!…Vogliamo assaporare tutti i doni della terra” gridavano i giovani che uscivano dal sepolcro avidi e affamati.”
Ma la storia ci ricorda che non è finita, che dopo appena 20 anni ritornerà l’incubo già vissuto. “Era scontato, no? “Si ricomincia. ” esclamano gli abitanti di Saint-Elme.
Intanto i protagonisti del romanzo intrecciano le loro vite: il figlio di Pierre e Agnés, Guy, sposerà Rosa la figlia di Simone, l’ex-fidanzata e socia del vecchio despota industriale, ormai morto. In un mirabile crescendo finale, in cui le pedine si sistemano, si evince il messaggio centrale di questo romanzo. I sentimenti forti, e in questo  caso appagati, sono i doni più grandi della vita.
Non posso fare a meno di pensare a mia nonna Bianca che ha vissuto le due guerre e chissà forse proprio per questo aveva maturato un carattere fatalista, allegro e grato di ogni piccolo dono che riceveva. Intanto era riconoscente e  felice di vivere con noi e non in una casa di riposo, e lo ripeteva spesso, poi apprezzava il cibo, le risate, una notturna fumata di pipa (eh, sì, fumava anche la pipa o il sigaro!) dopo un solitario. E che felicità quando la portammo per un mese a Marina di Ravenna! Viveva ogni giornata con una tale intensità da diffondere intorno a sè calore e voglia di vivere.
Carissima Mirna,
ho letto Suite francese grazie e te che avevi commentato sul blog già due altri romanzi della Nemirovsky. Non posso che ringraziarti… Libro stupendo, soprattutto Temporale di Giugno. Ora prenderò questo….
Mia nonna ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale ( è del 1923)e i suoi racconti mi fanno ancora rabbrividire. Anche lei, scampata ai bombardamenti che hanno raso al suolo il suo paesino, è una donna molto forte…la sofferenza forgia le persone…
Che piacere leggere della tua nonna Bianca, che vi ringraziava di tenerla in vostra compagnia, che amava la vita e si fumava un sigaro. Pochi potrebbero raccontre una simile preziosa esperienza, rarrissima anche nella letteratura. Dove alle nonne,nella vita e nella letteratura, una volta che hanno perso un qualche potere assieme alle forze o al denaro, viene dedicato uno sguardo distratto, distorcente, gelido. L’immagine della tua nonna Bianca me la metto da parte, nel mio salotto buono della mente. E, dopo che ho letto Scintille di Gad Lerner , queste nonne …..insomma ho capito cose a cui mai avevo dedicato un pensiero.
Quello che scrive Mirna mi induce ad intervenire, anche se non ho letto questo libro della Nemirovsky (e naturalmente sono indotta a farlo: chissà ? forse a Koromasnja?). I costumi da bagno di lana: ma io li ricordo benissimo! Quando ero bambina, in età prescolare quindi fine anni ’40 o al massimo ’50-’51, ne avevo uno anch’io, blu, e molte signore sulla spiaggia indossavano il costume di lana. Mio fratello, in quanto maschio, lo aveva nel normale modello a braghetta, mentre io femminuccia avevo anche una pudica pettorina e le bretelle! Ho ancora qualche foto a testimonianza.
La guerra: una realtà che non ho vissuto, ma che era ancora vicinissima nella mia infanzia. Si vedevano molti mutilati camminare per strada con le stampelle e sempre mi si diceva:”Vedi, poverino? E’ tornato così dalla guerra”.
Alla prima guerra mondiale è legato un aneddoto a proposito del mio nonno materno, Mario. Tornato a casa sporchissimo, è stato messo a bagno in una tinozza in cortile prima di poter salire in casa e incontrare sua moglie e i suoi figli. Da chi è stato messo a bagno? Dalla mia bisnonna, che ha così inteso proteggere la propria figlia e i nipoti!
Seconda guerra mondiale: i miei genitori si sono sposati il 6 Giugno 1943, come se volessero festeggiare da preveggenti lo sbarco in Normandia!
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