pubblicato da: Mirna - 21 Novembre, 2022 @ 11:55 am
LIBRINCONTRI
E finalmente ci siamo rivisti dopo questi periodi altalenanti di Covid, non Covid, operazioni alle anche, alle spalle, alle ginocchia e noi che diventiamo sempre più “grandi” e …maturi?
Certo si cambia e io voglio sperare in meglio, come il vino che invecchia spiritosamente nei tini.
Riccardo ci ha scritto nel suo Blog il resoconto delo scorso incontro con titioli e impressioni dei nostri libri letti durante l’estate.
E’ stato piacevolissimo incontrarci perciò credo che un segreto dell’andare avanti insieme in un futuro incerto e sempre più precario sia proprio quello di riverderci spesso e fare il punto della situazione.
E cosa meglio di letture che ci arricchiscono e che ci possono anche sorprendere?
Naturalmente io sto leggendo moltissimo, i pomeriggi sempre più corti mi spingono a sdraiarmi sul divano – come su una scialuppa di salvataggio – ed anche se spesso la lettura in siffatto modo mi causa doloretti alla cervicale io mi affido alla storia del libro, alle riflessioni dei personaggi e mi ci ritrovo .
Come dicevo la scorsa volta al bar Città, davanti alla tazza di cioccolata calda, uno dei libri più belli letti nell’ultimo periodo è stato quello di
Cara Wall “Amatissimi” dove la vita di due ragazzi che diventano pastori protestanti si intreccia naturalmente con quella delle loro mogli e con quella di una società che vuole migliorare nel nome della fede dogmatica ma soprattutto nella fede della Bontà dell’essere umano.
So che ai tempi nostri ciò può sembrare fallace ma io credo ancora, come scriveva Anna Frank nel suo diario
“nonostante tutto io credo che l’uomo sia buono”.
E qui , nel romanzo di Cara Wall un personaggio femminile è sicura “che ogni azione retta ne genera un’altra; ogni mano tesa forma una fune, e poi una scala”
Sono del parere che essere buoni faccia bene alla salute e alla pelle!!!
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I consigli di Maria Grazia. Quando a primavera contempliamo la chioma fiorita di un ciliegio o in autunno i grappoli pesanti di una vite o la tavolozza di colori delle arance e dei cachi spesso si tende a dimenticare che lo splendore è reso possibile dalle radici invisibili e nascoste nel terreno.E così il romanzo di José Saramago dal titolo La zattera di pietra, pubblicato nel 1986 ha radici profonde nella questione colonizzatori/colonizzati, sfruttatori/sfruttati insomma nella dicotomia Nord/Sud con tutte le implicazioni connesse all’imperialismo, a preconcetti razziali, domini economici ma lo splendore delle sue pagine risiede nella creazione di una zattera di pietra e nella navigazione verso l’Africa e il sud America,finalizzata alla creazione di una nuova area culturale che nasca dalla separazione della penisola iberica dall’Europa.Nel romanzo Il mondo estremo dell’austriaco Christoph Ransmayr pubblicato nel 1989 le radici son ancora piu’ invisibili e si prestano a continui processi di trasformazione e creatività: Tomi appare la città dell’esilio e della morte di Ovidio, una città chiusa tra un mare livido e una montagna aspra: un mondo estremo dove ogni persona, ogni cosa è segnata dall’eccesso, un mondo che si colloca fuori della civiltà e fuori del tempo.Convivono, con continue intersezioni, il presente (un presente con le tracce di tragici ricordi della storia recente) e il passato, il tempo dell’esilio di Ovidio e insieme il tempo remoto in cui si svolgono i miti delle Metamorfosi. È un romanzo tutto costruito sulla suggestione delle Metamorfosi: c’è la vicenda, romanzata, della stesura e della distruzione, da parte di Ovidio, del poema incompiuto (e Cotta – un oppositore del regime augusteo venuto a Tomi sulle tracce di Ovidio – spera di ritrovare l’intero poema e intanto rintraccia solo brandelli di episodi metamorfici a lui riferiti da Eco, la serva e prostituta di Tomi, che ha udito quei racconti della viva voce di Ovidio); ci sono personaggi reali del passato (Ovidio stesso che, sempre evocato,sembra scomparso nel nulla; Cotta; Pitagora, il filosofo di Samo che ora, con la mente ottenebrata, fa il servo nella casa di Ovidio), personaggi che si mescolano, nelle vicende di quel mondo allucinato, con i personaggi dei miti narrati nel poema ovidiano (Licàone, Aracne, Eco, Tereo con Procne e Filomela, Fama,Batto, e altri ancora).Anche nel romanzo di Carlo Sgorlon dal titolo La foiba grande pubblicato nel 1992 invenzione e storia danno vita a pagine pregne di tutto il dolore e lo sgomento di una comunità che viene sradicata, incredula fino alla fine rispetto a quanto stava accadendo, anche davanti i suoi morti. Costretta ad arrendersi all’evidenza: il mondo che conoscevano era scomparso per sempre e non sarebbe risorto mai più. Quell’Istria in cui la gente conviveva in pace – sotto l’egida della stessa religione cattolica, che univa e facilitava i rapporti – era stata annientata dalla brutalità dei nazionalismi. E gli istriani, orgogliosamente portatori di tante identità, dovettero scegliere per sopravvivere: o slavi, o italiani. Mai più istriani.
Nelle pagine di un altro romanzo letto recentemente, pubblicato da Serena Penni dal titolo Silenzio,
pubblicato nel 2013 terra e cielo paiono confondersi su una tela di avvenimenti nella vita di Chiara in cui nel presente incombono le ombre inquietanti di un passato. Cio’ che l’albero ha però di fiorito vive di cio’ che tiene sepolto e la luce par brillare ancor piu’quando sboccia dalle tenebre.