Dal nostro Riccardo Lucatti
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2020 @ 10:36 amDetto altrimenti: gruppo di lettura di Mirna Moretti (post 3800)
3800: un post “numero tondo” per Mirna Moretti. Mirna, già co-prof con mia moglie Maria Teresa, nel senso: due colleghe diventate amiche “gemelle” da quante affinità sono legate. Mirna, GL-Grande Lettrice, alimentava un suo spazio letterario: “Un libro al giorno” (scusate se è poco!) poi diventato “Librincontri” in Trentoblog (cfr. ivi): il post sul GDL-Gruppo di Lettura da lei costituito che si riunisce grosso modo ogni quindici giorni, nel quale ognuno di noi parla delle proprie letture. Iscrizione per passa parola. Da qualche anno la nostra “sede” è un’accogliente e funzionale saletta del Bar Città in Piazza Italia a Trento. Anni fa l’editore del blog, l’ormai caro amico ing. Andrea Bianchi, chiede a Mirna di segnalargli chi potesse alimentare una sezione despecializzata del blog. Mirna pensò a me e il 6 dicembre 2011, tremilasettecentonovantanove post fa, Mirna diventò la mia madrina blogger ed io pubblicai il mio primo post. Come “battezzarlo”? Mio figlio Edoardo, GC-Gran Comunicatore in una grande società interregionale di servizi, mi propose: “Babbo, chiamalo “Detto altrimenti”… cioè, non sarai tu ad avere un soprannome, bensì è ciò che racconterai che sarà esposto in maniera diversa dal solito, in modo non conforme rispetto alle solite regole”. Detto fatto, detto altrimenti. Da allora ne sono passati post sotto i ponti! Di questo passo a fine 2020 avrò compiuto nove anni di bloggering e grosso modo avrò pubblicato oltre 4000 post alla media di circa 1,2 post al giorno. Ora possiamo cominciare.
Si avvisano i Signori lettori che a causa del coronavirus le riunioni di Librincontri si terranno via internet o “uozap”. Descrivano i Signori lettori come si sarebbero svolte le riunioni ove non ci fosse stato questo impedimento. Gli incontri al Bar Città di Piazza Italia riprenderanno non appena possibile.
Mirna:“E tu, Riccardo, cosa hai letto?”
Riccardo: “Amici, vi sorprenderò: un romanzo! Già, dopo la coinvolgente serie gialla del commissario Wallander di Henning Mankell, da tempo mi sono dedicato alla saggistica. Tuttavia, grazie ad un regalo di mia figlia Valentina, mi sto concedendo un periodo di riposo con un romanzo: “I leoni di Sicilia- La saga dei Florio” di Stefania Auci, EditriceNord. Una storia della nascita di un mito meridionale, la storia della famiglia Florio. La bellezza del romanzo è arricchita da tre aspetti, trattati e svolti in parallelo. Il primo consiste nell’ambientazione storica della vicenda, in una Sicilia napoleonica, post napoleonica e oltre. Il secondo aspetto, nella descrizione dello svilupparsi di un sistema economico tendente al moderno in una Sicilia ancora molto gattopardesca: i capitoli del romanzo sono intitolati ognuno con il sempre nuovo ed ulteriore settore di attività della famiglia Florio: spezie, seta, pizzo, zolfo, vino, tonno, sabbia, etc.. Il terzo aspetto, la tavolozza degli inserti dialettali: una miniera di pennellate di colore locale che affascina chi di quell’isola subisce un certo fascino per quanto di bello (e di meno bello, purtroppo) sa esprimere anche oggi, di un’isola erede della cultura greca e in ispecie della filosofia greca che – chi scrive – continua a coltivare in un altro gruppo di lettura, quello dei Classici, tenuto dalla prof senza puntino (con il puntino sarebbe prof.) Maria Lia Guardini nella sala Multilingue a piano terra della Biblioteca Comunale di Trento, il martedì mattina ad ore 10, con cadenza quindicinale. Iscrizione per passa parola. Entrata ed uscita libera. Ma veniamo al dialetto siculo. Molti i proverbi citati. Ve ne trascrivo alcuni.
Cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce ovvero chi si dà da fare, ha successo.
Cu manìa un pinìa. Chi si dà da fare non patisce.
‘U putiàru soccu ave abbània. Il negoziante decanta ciò che ha.
U pisu di l’anni è lu pisu cchiù granni. Il peso degli anni è il più gravoso.
Unn’è u’ pisu và a balanza. Dove c’è il peso, va la bilancia.
Addisiari e ‘un aviri è pena di muriri. Desiderare e non avere è una pena mortale.
Calati junco ca passa la china. Calmati, tieni un profilo basso che poi la tempesta passerà.
Nuddu si lassa e nuddu si pigghia si ‘un s’assumigghia. Non ci si lascia e non ci si sceglie se non ci si assomiglia.
Cent’anni d’amuri, un minutu di sdignu. Cent’anni d’amore, un minuto di collera (augurio siciliano).
Di ccà c’è ‘a morti, di ddà c’è a sorti. Da una parte c’è la morte, ddall’altra il destino.
I dialetti, vere opere d’arte, vere meraviglie! Io, purtroppo, di madre agrigentina; babbo montalcinese; nato, cresciuto, studiato e sposato a Genova; lavorato a Genova, Torino, Roma, Milano, Trento; io, dicevo, ne parlo male molti e bene nessuno! Evvabbè …
Arriva la cameriera del bar: “Allora se ho ben capito: un caffè in tazza grande; un caffè normale; un decaffeinato in tazza grande/piccola; un macchiato caldo; un macchiato freddo; un caffè in vetro; un caffè lungo; un caffè corto; etc. …” No, raga, scialla, calma: questo mio è solo un gioco, solo per invitare chi ne sa di calcolo matematico fattoriale a calcolare quanti siano i tipi di caffè possibili, ovvero quante sono le combinazioni senza ripetizione di n variabili su k, tipo “Cercasi barista laureato in matematica”!
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Grazie Riccardo, per me, per noi sei importantissimo.