LA MIA VIENNA, e le città del cuore
pubblicato da: admin - 23 Aprile, 2010 @ 8:09 pmSì, anche Vienna, oltre Trieste, Londra e tanti altri luoghi,  è una città a me molto cara. Perciò quando l’altro giorno, nella mia settimanale visita alla Biblioteca, ho visto questo libro abbandonato su un divanetto , ho dovuto prenderlo e aprirlo. Mi ha catturato immediatamente. Inizia sotto forma di diario: “31 marzo 1911 – Madenskyplatz – Vienna” – E‘ per me – ho esclamato sottovoce. Poi alla bibliotecaria ho detto “La lettura è una forte dipendenza“. Al che lei ha ribattuto :” Anche certi nostri pensieri, lo sono“. Questa frase mi ha colpito molto, ma non ho capito completamente a che tipo di pensieri alludesse: tristi, ricorrenti, ansiogeni…Beh, un libro  spesso riesce a ricacciarli in un angolo e talvolta persino a farli sfumare.Â
Non conoscevo la sua autrice Eva Ibbotson, nata a Vienna in una famiglia di letterati e poi trasferitasi in Inghilterra. Ha scritto parecchi romanzi tradotti in tutto il mondo ed è apprezzata dalla critica: “Eva Ibbotson è una scrittrice così brava che i suoi romanzi varcano i limiti convenzionali della narrativa sentimentale.”.
Mi è piaciuto immergermi immediatamente nella Vienna asburgica , dove la protagonista narrante è  Susanna Weber, una brava modista di 36 anni, che vede passare nel suo atelier personaggi interessanti. Intorno a lei quindi altre storie: di amori clandestini, di bambine abbandonate (come nei migliori feuilettons), di matrimoni d’interesse, di anarchici… E’ una reale storia ottocentesca nella quale si può sentire il fruscio dei bellissimi  vestiti che Susanna crea. Ma non solo. Il contesto storico e  sociale si rivela con naturelezza, sentiamo parlare dell’inefficace imperatore Cecco Beppe, del colonnello Madensky che dà il nome alla piazza  e che era un ufficiale  morto nella battaglia di Solferino. Vengono nominati altri personaggi importanti, come l’onnipresente Diaghilev con i suoi balletti russi o Theodor Herzl che teorizza uno stato ebraico. Tutto ciò, che ci fa “sentire” e conoscere Vienna ,viene descritto tra un accadimento e l’altro.  La musica e un pianista bambino, i dolci come il Lebkuchen e  lo strudel, il Danubio che è blu solo per gli innamorati…
Lettura piacevolissima. Immersa ancora nelle sue pagine e sentendo poco fa  le campane del Duomo di  Trento, ho creduto  fossero quelle dello Stephandom. Potenza dei libri.
La prima volta che vidi Vienna fu quando ci arrivai, con le mie due storiche amiche Giuliana e Guerrina,  in autostop. Venivamo da Monaco di Baviera dove ci trovavamo per imparare il tedesco. Ricordo che pernottammo in un ostello per la gioventù, bellissimo, un castello. E poi volemmo vedere tutto…Der Donau, Schonbrunn, ecc. Sapevo anche, avendolo letto su “Grazia” dell’esistenza dell’ Hawelka Cafè, storico ritrovo di intellettuali. Lo trovammo ! Caffè che esiste tuttora e nella mia ultima visita del 2005 vi trascinai le mie colleghe Emanuela e Daria. Parlammo a lungo con un distinto signore che fumava la pipa. Visitai Vienna anche in altre occasioni, con mio marito, mia madre, mia figlia, accompagnando gruppi; in una di queste occasioni, da sola, volli andare sotto una pioggia torrenziale a casa di…Freud. Ero l’unica visitatrice! Che emozione vedere i suoi mobili, i suoi libri, il suo lettino…
Ciò che mi piace oltremodo dei libri è la loro capacità  di portarmi altrove, in luoghi immaginati o reali , visti o sognati, di modificare le mie prospettive e di aggiungere magia ai miei ricordi.
E le vostre città del cuore, quali sono?
Ecco un libro che adrò a cercare in biblioteca- che piacere sentirti raccontare di questo incontro inatteso di un libro inatteso. Per me è magnifico trovare un libro che non conosco e che mi piaccia. Come questo su Vienna è piaciuto a te. Un incontro insperato, un vero evento. Un libro, come dici tu, ti riporta immediatamente altrove, un altrove perfetto, che solo la letteratura ti può regalare senza chiederti niente, senza deluderti. Sai Mirna le mie città del cuore sono tutte “letterarie”, ho girato molto poco e neppure molto bene. invece certi luoghi :il paesino dell’alto Adige descritto da Tim Parks in ……scusa, sono corsa a cercare il libro e ho mollato la postazione, ma eccolo qui “Il silenzio di Cleaver”.Se ne va a Luttah, sud tirolo, Cleaver,scappa. E io ci sono stata a Luttah, a vedere quel caffè e perfino,”600 metro sopra il paesino di Steinhaus , la casa che si chiama Rosenkranhof….”E poi i luoghi descritti da tanti altri scittori. John Banville parla spesso dell’Italia, a Porto Venere si suicida la Cass “O mia Cass, mia Cass” dice il padre disperato. di questi luoghi della fantasia, delle immagini, dei pensieri ne abbiamo così tanti. Grazie tante cara Mirna, prenoterò il libro di Eva Ibbotson in biblioteca e me lo leggerò pensando a te. Camilla
Come per Istanbul e Trieste, leggendoti ora mi trovo trasportata fino a Vienna, città che non ho mai visitato. E’ incredibile cosa riescono a fare i libri…E’ l’unico modo , come mi sembra dicessi in un post, per vivere non una vita ma mille vite…
Mi associo a Camilla e prenoterò anch’io il libro … Baci raf
Riguardo alla dipendenza dai pensieri… non solo i libri ce li fanno accantonare (come del resto tutta l’arte) ma piu’ di tutto trovo che e’ l’apprendere che i miei stessi pensieri sono gia’ stati “pensati” da altri, molte e molte volte, a confortarmi e a illuminarmi, e a “risolvere” i miei stessi pensieri. Spesso incontrare una frase in un libro – qualsiasi libro – che evoca una nostra esperienza o una nostra riflessione, e’ il momento degno di nota, il “momentum”, come dicono gli inglesi. Quella frase allora vale tutto il libro, ci fa sentire parte del mondo, non soli, non “pazzi”. Lo scrittore con cui ho provato piu’ volte questa sensazione di riconoscimento, il famoso “anch’io!”, e’ senz’altro Thomas Mann.
Le citta’ invece dove mi sono sentita trasportare in una “casa” universale, dove ho “riconosciuto” una familiarita’ e che quindi ricordo volentieri, sono senz’altro e per diverse ragioni, New York, Bruges, Madrid, Salisburgo, Antigua (Guatemala), Londra. In tutte queste citta’ mi trasferirei domani. Perche’ hanno evocato il meglio di me, come alcune persone.
O come i libri.
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