MANGIA, PREGA, AMA, e il coraggio della verità

pubblicato da: admin - 14 Aprile, 2010 @ 8:24 pm

scansione0018LGwebsite2_05[1]2458927695[1]Ho ripensato a questo libro, letto alcuni mesi fa, per la capacità della primavera di far sbocciare la voglia di cambiare, di rinascere. Non semplici cambiamenti nell’arredamento, negli abiti o negli itinerari di passeggiate, ma i grandi cambiamenti. Questi dovrebbero avvenire con coraggio e sincerità quando ci si sente stretti, soffocati da una vita che non sentiamo più nostra. Non è naturalmente il caso delle persone fondamentalmente soddisfatte, che “aggiustano il tiro” con accettabili compromessi e che hanno affetti importanti.

Ma quando una persona si sente precipitare in un tunnel profondo perchè la sua vita non è più la “sua”, e se ne rende conto,e per una notte intera piange ininterrottamente sul pavimento del bagno, vuol dire che occorre reagire, fare qualcosa. E’ quello che Elizabeth Gilbert fa e poi racconta in: “Mangia, prega, ama“.

Ha 34 anni, giornalista , sposata senza figli, vive a New York. Sembrerebbe una situazione invidiabile. Non lo è, perchè Elizabeth – Liz – , sente che il suo matrimonio è finito, e la sua vita privilegiata non le dà tutto ciò che lei desidera. Vuole cambiare, cercare la sua essenza,  ha bisogno di conoscenze nuove, di meravigliarsi della vita, che come un dono, deve essere sfogliata interamente come un libro o come un fiore.

Ci vuole coraggio per lasciare un marito, un lavoro, una città, ma secondo me il coraggio vero è quello di sapere chi siamo e che cosa vogliamo per vivere in modo lieto. L’onestà della verità, credo, sia un obbligo verso se stessi e … verso la vita in sè.

Naturalmente ( per chi se lo può permettere)  il viaggio è la medicina migliore e in questa ricerca spirituale e psicologica attraverso  anche la materialità Liz troverà se stessa, la voglia di vivere ed amare. Quando non si può partire fisicamente, allora rimane il “viaggio” interiore, lo scandagliamento del nostro io, e qualche soluzione per stare meglio, e di conseguenza far star meglio anche chi ci è vicino, si  può trovare.

“Ama, prega, ama” è un reportage di viaggio non solo materiale, ma soprattutto intimo. La prima tappa che Liz sceglie è proprio l’Italia, (così amata dagli americani!),  con il suo fascino del sole,  delle bellezze artistiche, della cucina…Ha desiderio del piacere sensuale del dolce far niente, della bellezza e del cibo. Prima in Sicilia dove si inebria girando per Siracusa, poi Roma, Napoli ed infine Bologna per concludere la sua curiosità gastronomica. Ingrassa più di 10 chili , ma sente che  la  strada è quella giusta. Dopo aver viziato il suo corpo va in India. Pagine belle in cui  ci racconta i corsi intensi e faticosi  di Yoga, fa meditazione riuscendo a giungere infine  ad una  profonda spiritualità, alla grazia, a Dio. Suo compagno di corso un idraulico neozelandese. Il racconto è anche spiritoso, ironico pur nel suo contenuto serio e drammatico. Emerge un gran senso dell’ umorismo ereditato da una folta schiera di zii, fratelli abituati a fare battute spiritose a raffica.

Ed infine a Bali, in Indonesia, Liz ritrova la serenità e l’equilibrio.  Il viaggio dentro di sè , dopo la notte di “parto” e di pianto, ha concluso  il suo cerchio, come il rosario indiano dalle 108 perline, lo japa male. E 108 sono i capitoletti in cui possiamo seguire questa giovane e coraggiosa giornalista nella sua rinascita.

Conosco alcune persone che sono riuscite a dare una svolta significativa alla propria vita, proprio dopo pochi giorni di intensa riflessione e lacrime, o dopo un’inattesa inaccettabile situazione.  Per quanto mi riguarda so che la spinta a  “fuggire” in Inghilterra, quando avevo 22 anni, è nata in un pomeriggio domenicale di fine inverno in un ambiente di totale noia  e squallore in cui avevo capito  che sempre e tutto sarebbe stato uguale. Sensazione di soffocamento, depressione istantanea,…spinta alla fuga.  Dopo alcuni mesi ero sull’overcraft e attraversavo la Manica. Vedendo le bianche scogliere di Dover, ricordo, che respirai profondamente, sorrisi, mi feci fare foto da sconosciuti e mi dissi “Finalmente. Ora mi sento io”.

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  1. E’ un bel libro questo, e coraggioso, come dici tu. Si legge tutto d’un fiato (a me l’ha regalato la sorella di Gary, Wendy, e di questo la ringrazio molto!) e riserva pagine di intenso piacere, profonda contemplazione e intima soddisfazione. Il cammino di Liz ricorda le fasi della vita di Buddha, la fase “godereccia”, quella “ascetica” ed infine un equilibrio fra le prime due. Nel partire con Liz, nel suo viaggio, mi sono scoperta anch’io a pensare: ma come si guadagnera’ da vivere, non le dispiace lasciare il marito, il suo lavoro, che ne sara’ del suo stile di vita. Pensavo per categorie. E invece la vita ti forza ogni singola ora a uscire dalle categorie se vuoi vivere pienamente: i suoi segni sono inequivocabili se uno li sa leggere. Non che tutti debbano partire e lasciare tutto. Ma si puo’ avere il coraggio di cercare la propria felicita’ (e come diretta conseguenza quella degli altri) con qualsiasi mezzo disponibile e in qualsiasi momento? Ci sono tanti sentieri che uno puo’ prendere… E la vita ci chiede sempre, in ogni istante, di non buttarla via!! Libro da consigliare a tutti coloro che si mettono in “viaggio”!

  2. Bellissimo e condiviso il suggerimento del viaggio come terapia. Quando questo non è possibile, consiglio il viaggio interiore, molto più difficile , che ho compiuto leggendo il libro “Guarire coi perchè”di Robin Norwood che mi è stato regalato in un momento particolare della mia vita e che mi ha spiegato molto sul significato di questo viaggio che è proprio la vita, o meglio le vite…

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