L'ARTE DI MANGIAR BENE secondo ARTUSI
pubblicato da: admin - 28 Gennaio, 2010 @ 7:39 pmStamattina mi sveglio presto, mi faccio un buon caffè e, imitando una carissima amica che segue questo rito da sempre, me ne torno a letto per berlo con voluttà . Immediatamente Mimilla, la gattina principessa, mi viene accanto a fare le fusa e a richiedere le sue coccole. Penso che sia veramente bellissimo non dover correre al lavoro con il freddo e il gelo, ma potersi inventare la giornata. Voglio fare ciò che mi dà piacere, un’ora di ginnastica, un caffè con un’amica, nel pomeriggio forse un film, lettura, scrittura…ma soprattutto ho in mente di farmi gli gnocchi al pesto per pranzo. Ho due vasetti di squisito pesto ligure, dono dei miei consuoceri, ed oggi, visto che ho delle belle patate, mi voglio cimentare in quest’opera creativa. Cucinare è senz’altro un’arte; io non sono molto brava, il vero chef della famiglia era mio marito Piero, però riesco a preparare torte buone per le riunioni serali e qualche sugo speciale per la pasta.
Chiedo a un’amica che ritengo più esperta quali ingredienti mettere e mi vengono suggeriti ovviamente patate, farina e un uovo. Sembra facile, concludo.
In cucina, canticchiando, comincio a schiacciare le patate lessate calde e aggiungo l’uovo. Schiaccio e schiaccio, mi sembra un laghetto paludoso. Ah, la farina. La metto, ma non succede niente. Irritata, ne aggiungo ancora, e ancora…intanto il tavolo, il pavimento, la gatta nera che circola curiosa lì intorno… tutti coperti da uno strato bianco. Alla fine mi stufo; tolgo dalla terrina questa pappa e comincio a fare i serpentelli, ma mi rimangono quasi tutti in mano, qualche pezzo si disgrega; non canticchio più , ma continuo ad aggiungere  altra farina. La gatta, se ne va miagolando,  scocciata dal velo bianco che vede volare.
Ah, finalmente la consistenza giusta per fare gli gnocchetti… Non capisco perchè non sono cilindrici, ma simili a sassi deformi. L’acqua bolle… io li butto dentro. Mi pare di ricordare che quando vengono a galla sono pronti. Li scolo e li metto nel mio piatto già pronto con il profumato pesto. Sono grossi, qualcuno è attaccato all’altro come gemelli siamesi, e sono duri, duri come la pietra. Dalla rabbia li mangio ugualmente, e poi vado a cercarmi il libro dell’Artusi.
La ricetta suggerita da questo mago della cucina non prevedeva l’uovo!
Leggendo la sua ricetta mi rilasso perchè il suo linguaggio ottocentesco e fiorito è una delizia. Continuo a sfogliare e ritrovo in queste pagine l’atmosfera delle famiglie borghesi di fine ottocento e l’importanza che la cucina, fatta a regola d’arte, aveva. Artusi è spiritosissimo, per cui questo libro non è un semplice ricettario, ma è un divertente e utile documento sulla vita dei nostri antenati.
Pellegrino Artusi nasce a Forlimpopoli nel 1820, si laurea in lettere, si stabilisce a Firenze, diventa critico letterario, scrittore e gastronomo.
 Infine si dedica al commercio, curando in modo particolare i suoi due maggiori interessi: la letteratura e la cucina.
Il suo libro, pubblicato nel 1881, ha già avuto 111 edizioni. Nella sua opera l’Artusi raccoglie tutte le ricette regionali culinarie dando così, 20 anni dopo l’unificazione d’Italia, un contributo importante per la formazione di una cucina nazionale italiana. E’ un testo che ha cementato l’unità d’Italia non solo a tavola, ma anche nell’uso della lingua. Qualcuno dice che vi ha contribuito più che Manzoni con I Promessi Sposi.
Il suo è un linguaggio corretto, scorrevole dove si ritrovano parole desuete e qualche toscanismo, e dove la spiegazione del piatto viene “infarcita” di aneddoti, citazioni poetiche, riflessioni personali.
Ecco gli ingredienti che suggerisce per gli gnocchi:
“……………Patate grosse e gialle, grammi 400.Farina di grano, grammi 150:
Vi noto la proporzione della farina per intriderli, onde non avesse da accadervi come ad una signora che, me presente, appena affondato il mestolo per muoverli nella pentola, non trovò più nulla; gli gnocchi erano spariti. -O dov’erano andati?-……..”
 Si erano liquefatti. I miei invece…
Dal suo ricettario a tutt’oggi sono state cancellato soltanto alcune ricette, tra le quali una per cucinare il …pavone!
“Siate allegri ,dunque,” inizia l’Artusi spiegando la sua ricetta dei Biscotti della salute  “chè con questi biscotti non morirete mai o camperete gli anni di Mathusalem. Infatti, io, che ne mangio spesso, se qualche indiscreto, vedendomi arzillo più che non comporterebbe la mia grave età , mi dimanda quanti hanni ho, rispondo che ho gli anni di Mathusalem, figliolo di Enoch.”…Nella ricetta ci sono anche, oltre farina, zucchero rosso, burro, bicarbonato di soda, uova, latte,  il cremor di tartaro (?) e odore di zucchero vanigliato…
Artusi morì a 91 anni.
Ma insomma in che cosa ho sbagliato nel fare gli gnocchi?
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Chiedilo alla tua amica brava! Oppure prova a fare quelli dell’Artusi. Dal canto mio li compro già fatti, così sono sicura di mangiare e soprattutto non sporco.
A parte gli scherzi è frustrante vedere il proprio impegno risolversi in un fallimento. Io in cucina mi cimento per la sopravvivenza, ma apprezzo il buon cibo…preparato dagli altri. Auguri per la prossima ricetta e facci sapere.
Mia nonna, 87 anni ad aprile, donna eccezionale e dolcissima, li fa ancora buonissimi gli gnocchi di patate. Se vuoi le chiedo la ricetta ma penso sia un dono che ha nelle mani…Io per non sbagliare non mi cimento neppure… Baci
ecco la ricetta di mia nonna…ragazzina di 100 anni! Lei mi ha dato questa ricetta, per 4 persone.. 1 kg di patate e 200g di farina bianca…….si può aggiungere un po’ di formaggiograna unito ad un uovo…impasto omogeneo che non si attacca alle mani…non eccedere con la farina..gli gnocchi potrebbero risultare duri! Sembra semplice, ma l’ esperienza è impagabile……
Contenta che la vera ricetta degli gnocchi arrivi direttamente dalla deliziosa nonna di Marco, una signora vispa e simpatica che in estate ha compiuto 100 anni. Di lei mi fido, riproverò ancora.
Mirna
Devo dire che leggere il suo blog è davvero piacevole, divertente e anche toccante.
lei ha il dono di trasfondere le sue emozioni, pacate, sincere, piene di vita, nella parola scritta….che bel dono!
leggendo questo post mi è tornato in mente quel vecchio libro lasciato abbandonato in un cassetto di casa dei miei genitori….l’Artusi appunto! un’edizione della fine dell’800 o dei primi 900, della mia nonna paterna….anche io, come lei, l’avevo sfogliato per carpire vecchi segreti o trovare ricette originali ma poi mi ero persa nella bellezza di quel linguaggio dimenticato, linguaggio a volte anche molto buffo alle nostre orecchie!
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