AMARCORD nella rosea Carpi
pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2016 @ 8:38 amCarpi mi appariva nei sogni, da molto tempo, da quando ragazzina la lasciai per intraprendere la mia vita di viaggiatrice e poi di trentina.
Il luogo dorato dell’infanzia e prima adolescenza era però la via dei giochi, delle corse, delle lucciole d’estate, dei desideri  e della leggera nebbia che entrava nelle logge delle nostre case.
“Cantarana” il soprannome rimasto per via del fatto che anticamente questa via confinava con le mura e poi con l’aperta campagna. Da piccola con nonna e gli amichetti si andava di sera a catturare le lucciole che splendevano a centinaia tra i campi di grano maturo .
Ciò che fa sì che Cantarana rimanga sempre un sogno persistente  per me  è la particolare  sensazione sinestetica  che provo, fatta di suoni di voci:  i venditori di rane o  di stracci, della musica che usciva d’estate dalle finestre aperte,  dei colori rosati del lento  tramonto, del profumo dei tigli, del sapore del gnoc frit o delle fragole nel lambrusco come preparava la nonna Bianca.
Carpi è una città sanguigna perchè nelle persone scorre vitalità e allegria.
Le ferite del terremoto sono state rimarginate in fretta. Il Duomo risplende ancor più luminoso sulla grande piazza rinascimentale.
Si può dunque rivivere il sogno.
Con organizzazioni pregresse  iniziate  tra me, che abitavo al n.3  e Vincenzo che abitava al n.5 abbiamo agganciato  Brunella che  abitava nella casa di fronte, poi  Claudia del numero 13.
Stefania dunque  mi accompagna  ed appena entrata nella cittadina calorosa e colorata è un tuffo nel passato. Incontriamo subito Vincenzo e suo figlio Federico (anch’egli rassegnato ad accompagnare un genitore nell’Amarcord), profumi intensi, estate in agguato.
La vecchia chiesa di San Nicolò e poi verso il parco dove abita Brunella che ci fa salire nel suo bellissimo appartamento al settimo piano.
Carpi davanti a noi con le sue cupole e le torri e quella distesa dell’orizzonte color pastello che avevo dimenticato, ora che vivo tra le montagne.
Ognuno di noi recepisce e percepisce i momenti: io continuo immersa in una dimensione onirica e piacevole. C’è anche Gabriella Leporati mia compagna di classe come Brunella. Mi regala foto di noi tredicenni. Emozione. Non le avevo mai viste. Momenti dimenticati. Uno squarcio sulla mia antica vita.
Ma non tutti sono “sognanti” per fortuna perciò presto andiamo  sotto il primo portico a bere l’aperitivo  e poi salutata Gabriella, noi “Cantaranesi”  ci avviamo verso il luogo dell’infanzia.
Ma è magia il fatto che la nostra stradina che iniziamo dal fondo sia deserta? ( O è perchè è ora di pranzo?) Mentre rievochiamo i vari personaggi da Radames alla Palamede  ( questi i nomi emiliani del tempo!) ecco apparire ad una finestra  una signora (come la servetta della Fata Turchina che apriva a Pinocchio) che si mette ad aggiornarci sugli abitanti del passato remoto, prossimo e del  presente.
Che emozione poi giungere davanti alla casa della mia infanzia. E grazie a Brunella riusciamo ad entrare: rivedo la loggia dove la nonna metteva piante di aspidistre, la piccola rientranza  per la statua della madonna, la mia vecchia cucina…chissà quanto sognerò.!!!
E’ tutto un po’ diverso, anche nel giardinetto manca il pozzo e tanto spazio, ma resiste il muretto che divide la mia casa da quella di Vincenzo. Lui si affaccia per osservare il suo “passato” . Ah, quel muretto  come era importante per parlare fra di noi, scambiarci figurine, ridere e scherzare.
Riprendiamo il cammino tra le vecchie vie ricordando tutto ciò che si faceva a quel tempo: l’acquisto della merenda per la scuola: la stria o la chizzola, (salati)  o il belson (dolce) ecc.
Nel cuore della cittadina c’è il ristorante STUBAI dove mangiamo benissimo antipasti di salumi vari, con pane caldo e poi tortelloni alla zucca, zuppa inglese, il tutto innaffiato da un delizioso lambrusco che scivola allegramente come “le parole fra noi leggere” e i nostri ricordi. Nel frattempo ci hannoi raggiunto Gianni Bonasi amico di tutti, molto allegro ed estroverso, sua moglie e la nostra “cantaranese” Claudia con figlia.
L’incontro è stato perfetto. C’eravamo tutti, e tutti propensi al riallacciare quel filo lontano ma ancora forte per poter continuare non solo a rievocare ma anche a conoscere meglio  le persone che siamo diventate.
Una giornata particolare, addirittura epica. Anche per me, certo anche per i miei ricordi personali, della mia infanzia con i nonni, ma vedere questo ritrovo di persone tutte propense a ripercorrere i tratti del passato condivisi mi ha profondamente toccato. Essendo poi anche io tendente ai pellegrinaggi, ho trovato il tutto molto gratificante e poetico. Bella Carpi, piena di poesia, ancora una volta, sempre.