GLAMOURSOFIA di Dolci e Gallerani, ed.il melangolo
pubblicato da: Mirna - 19 Ottobre, 2015 @ 7:04 amGlamour: termine inglese che significa fascino in riferimento a eleganza, seduzione. Combinazione di charme e aspetto curato. Insomma la qualità di affascinare. Chi di noi non tenta di possederlo con la scelta accurata dell’abbigliamento, del comportamento, del trucco, ecc?
Non per questo ci si può definire frivoli o superficiali. La cura del nostro corpo ( mens sana in corpore sano ) è un modo di vivere intelligente. Lo stesso Nietzsche scrive che “dietro i pensieri c’è sempre il corpo“.
Ecco che la filosofia entra a gran passi nel mondo della moda femminile per svelarci di come l’abito fa il monaco nel senso che per noi donne (e non solo) abbigliarci è una costruzione della nostra identità . E’ una continua creazione e ri-.creazione di noi stessi.
Dunque l’amore per lo shopping più o meno misurato, come le autrici di questo breve delizioso saggio sottolineano, porta felicità .
Non posso fare a meno di ricordare Eika, una profuga cecoslovacca ospite come me e amiche nel pensionato tedesco a Munchen che quando si sentiva troppo sola, lontana falla famiglia ci annunciava “Oggi vado a fare shopping”. E tornava con un vestito, cosmetici, foulard , ma sopratutto con un gran sorriso e occhi luccicanti.
Debora Dolci è dottore di ricerca in Scienze filosofiche mentre Francesca Gallerani è un esperta di moda con marito, figli, tre gatti e…innumerevoli scarpe e borse.
Ci rassicurano svelandoci che l’amore per le cose belle e il desiderio di possederle non è negativo ma un “surplus di essere”. “Noi viviamo circondarti da oggetti, ed è acquistando e consumando oggetti che costruiamo il nostro mondo e definiamo il nostro stare al mondo”. Con buona pace di Eric Fromm che ci consiglia soprattutto di essere piuttosto che avere. In realtà nella attuale società occidentale noi e la nostra casa, il nostro abbigliamento, la nostra auto, gli oggetti che ci circondano e ci definiscono sono inscindibili dalla nostra vita.
Interessante l’analisi della moda femminile perlopiù dettata dal maschio che vuole vestire la donna come l’oggetto dei propri desideri. Ma ora non sembra essere più così. Quando vediamo ragazze caracollare su tacchi altissimi non dobbiamo più pensare che lo fanno per compiacere l’uomo…è la donna stessa che ora vuole quel tipo di scarpe – simbolo di potere. Donna più alta che si è messa sotto i piedi un presunto simbolo fallico.
Sono d’accordo che l’abito e il look in generale influenzino le nostre giornate. Gli abiti hanno il potere di influenzare il modo in cui chi ci sta intorno ci percepisce, ma soprattutto influenzano noi stessi e la nostra capacità di relazionarci con il mondo.
Io stessa che sono una moderata shopper sono più felice se mi vedo curata e con l’abito giusto. Ma qui sta la mia personale difficoltà con lo shopping iniziale… sono difficile, non voglio che si veda la pancia, che mi stringa troppo… finchè non trovo qualcosa che mi convince e mi sta bene. Allora sì sono felice , e me lo provo a casa, mi fotografo, ecc. ecc.. Ne sa qualcosa anche Grazia che mi ha persino convinto a comprare un anello di vetro blu.
La medaglia al valore dello shopping gioioso va in ogni caso all’allodola Laura che con facilità riesce a scegliere gli outfit (le mises)  insomma gli abiti e gli accessori che più le piacciono. E non ha difficoltà ad apparire glamour e felice di esserlo.
Chi non si diverte a fare shopping scagli la prima pietra…o il primo paio di scarpe!
Condivido il pensiero sulla non-negatività del desiderio – piacere di indossare cose belle. E’ innegabile che vederci bene ci faccia anche sentire bene e di conseguenza essere più gradevoli con gli altri. Alcune volte, soprattutto quando molte primavere si sono accumulate nella nostra vita, si fa più fatica a raggiungere questo benessere legato allo specchio, ma penso che mai ci si debba scoraggiare. Mi piace pensare che ci siano bellezza e gradevolezza diverse ad ogni età ed ognuna/ognuno (vale anche per i signori maschietti!) possa e debba trovare l’equilibrio e la misura per il proprio giusto ben apparire ed essere. Ciò che indossiamo è la proiezione di ciò che siamo e qui il confine tra avere ed essere è sottile, con buona pace di Fromm.
Sull’argomernto shopping ricordo, letto parecchi anni fa, I LOVE SHOPPING di Sophie Kinsella: inizialmente frivolissimo, più avanti assumeva una discreta consistenza. So che sull’onda del successo l’autrice ne ha poi pubblicati alcuni altri, di cui però non so nulla.
Grazie, Mirna, per questa finestra sul mondo femminile… che però, torno a dire, può riguardare anche i signori uomini!