LA DONNA DI GILLES

pubblicato da: Mirna - 10 Luglio, 2015 @ 11:10 am

la_donna_di_gillesLA DONNA DI GILLES di Madaleine Bourdouxe, ed. Adelphi

Ho letto d’un  fiato questo racconto  apparso nel 1937 dibattendomi tra rabbia e ammirazione per Elisa , la moglie di Gilles che vive esclusivamente dell’amore che prova per il suo uomo. Anzi la sua ragion d’essere è lui e il suo amore. Lei esiste per lui, persino i suoi tre figli sono più che altro la prosecuzione vivente del suo amore. Per lei non esiste amor proprio,  tutta la sua vita dipende da lui.

Eppure a lui, quando lei scoprirà il  suo tradimento, dirà tutt’altra cosa che i suoi veri sentimenti. E’ come se la sua vita esteriore fosse dissociata da quella interiore. Vuol provare , pur soffrendo , a riportare  in seno alla sua famiglia o meglio alla sua vita di coppia il marito fedifrago il quale invece (non capendo nulla)  le racconta tutta la sua passione proprio per la sorella Victorine.

Masochista Elisa?

Certamente per raggiungere il suo scopo si finge un’altra,  ma  non la si può definire calcolatrice perché tutto il suo essere è istinto femminile ancestrale. Mi sembra un’icona della donna che da sola non riesce a vivere. Deve farlo avvinghiata  come l’edera al suo uomo.

La sua immagine finale con i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle e sul seno gonfio dell’ultima maternità ne fanno quasi un’eroina medioevale, una donna da raffigurare in un arazzo ferma nel tempo e fermamente intrecciata ai tanti modi di immolarsi per un uomo. E generalmente gli arazzi sono proprio tessuti da donne!

E’ una sua scelta dunque immolarsi perchè per lei non esiste altra Caucaso luglio n15 054strada per vivere. Lei è esclusivamente la donna di Gilles.

Nella postfazione di Faith Evans questo racconto scarno di personaggi ( – Gilles, bello, alto e biondo, Elisa pesante di  amore  e sua sorella Victorine, dai riccioli seducenti   e  labbra rosse ) viene paragonato a una tragedia di Racine, un po’ atemporale, sebbene siamo  nell’industriale Belgio, esattamente nella Liegi dalle ciminiere degli altiforni.

Simone de Beauvoir lodò questo racconto, lei stessa aveva scritto di un ménage a trois (pensando al suo Sartre e a  una giovanissima allieva) e si incontrò spesso con Madeleine Bourdouxhe che nonostante il successo di questo libro scritto appena trentenne non divenne famosa. Ora però si ristamperanno altri suoi scritti.

Perché leggere questo  libro?

Perché è scritto benissimo e il personaggio non ha sbavature- Elisa è così dall’inizio alla fine – non sarebbe potuta essere diversa…  e perché se ne può discutere  come stiamo facendo Grazia ed io davanti alle nostre tisane.

Amore assoluto, dice lei

Masochista e quasi idolatra (certo avere una o uno  così accanto  sarebbe molto impegnativo!)

Dissentiamo anche leggermente sul finale…ma ne parleremo…

 

 

 

 

 

 

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2 commenti
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  1. “Ma fin dalle origini gli artisti hanno sempre avuto bisogno di momenti d’ozio, in parte per chiarirsi nuove conoscenze e portare a maturazione il lavoro inconscio, in parte per riavvicinarsi ogni volta, con disinteressato fervore, al mondo naturale, diventando nuovamente bambini, sentendosi di nuovo amici e fratelli della terra, della pianta, della roccia e della nube. Sia che un artista componga quadri o versi sia che semplicemente voglia gustare se stesso nell’atto di costruire, comporre e creare, egli si trova sempre di fronte a inevitabili pause……..” Hermann Hesse “L’arte dell’ozio”.
    HAVE A NICE TIME DEAR MIRNA!

  2. Grazie Laura! Sono assolutamente d’accordo con te e con Hermann: le pause, i”momenti d’essere”, l’ozio ricco di suggestioni naturalistiche sono salutari per i nostri pensieri e non solo.
    Anche a te dunque
    HAVE A NICE SUMMER