STORIA DI IOMENEO e Altre Metamorfosi di Santo Cerfeda
pubblicato da: Mirna - 22 Febbraio, 2015 @ 7:40 amCome ci dice espressamente l’autore  i racconti del  libro nascono dalla sua fantasia mescolata a ricordi letterari e  pensieri notturni. La fantasia che nell’adolescenza era stata meta di sogni, avventure, magie  ora, finalmente libero da impegni pressanti di lavoro, ritorna ad essere un  regno inesplorato e denso di promesse.
Dall’amico Santo, imponente, riservato, psichiatra in pensione non mi sarei aspettata questa ventata di gradevole freschezza, una sorta di “romantico” idealista. Ho letto con interesse  i suoi racconti che vogliono farci evadere dalla realtà ,  stupire e divertire. Certamente l’autore ha riaperto una porta chiusa da tempo  ed immagino il suo piacere nel rientarvi:  all’improvviso ecco che emergono personaggi mitologici, bellissime ragazze bionde dagli occhi azzurri, licantropi, uomini-ombrelli, il tutto sorretto dal Tempo che altro non è che mutamento e trasformazione.
E metamorfosi… come nello scorrevole e originale  “Ombrelli” dall’eco kafkiana, che mi è piaciuto particolarmente per quella sensazione che regala: tutto può essere e non essere. Tutto è reale o surreale?
Il pensiero di Santo Cerfeda si evince anche ne L’ultimo licantropo, una  fiaba, un noir dove  necessario è  il  desiderio di rimettere le cose a posto, di fare giustizia per ritrovare l’armonia e l’ordine.
Nel finale  Suoi figli diletti Santo Cerfeda ci racconta la nascita dell’umanità  secondo lui, ci spiega il progetto dell’Entità cosmica che avrebbe  dovuto condurre  gli uomini dalla primordiale ferinità al divenire parte dell’universo, conquistando lo spazio per condividerlo con gli altri esseri della Comunità Universale. Infine  ci saremmo persino liberati dall’illusione della morte. Ma può l’uomo con il suo egoismo e i suoi difetti  perseguire  e proseguire il percorso indicato di questa Entità ‘?
“Ora forse sta da qualche parte nello spazio, invisibile agli esseri umani, ci sta osservando con l’equivalente di un grande telescopio, sorridendo sotto  la sua barba bianca”
Santo ci spiega che “Benchè in questi racconti abbia messo parte delle mie convinzioni, essi non hanno alcuna pretesa di trasmettere messaggi o insegnamenti particolari: anche se possono costituire motivo di riflessione, queste storie le ho scritte principalmente per dare a me e ai miei eventuali lettori una occasione di divertimento e di fuga dalla realtà .”
Ed anche una sorta di curiosità , di meraviglia . Per dirla come  G.B.Marino  “ è del poeta il fin la meraviglia”.
Dietro la sua barba e nello sguardo buono e gentile troviamo in Santo il “fanciullo” che tutti dovremmo conservare?
Lo chiederemo direttamente a lui, lunedì 23 febbraio , alle ore 17.00, al Cafè de la Paix.
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Mi fido dell’autore e della commentatrice Mirna – leggere è un piacere personale, ma trovare una traccia iniziata dagli amici è più invitante.