Vagolando in novembre in Veneto
pubblicato da: Mirna - 26 Novembre, 2014 @ 12:07 pmQuasi un’assonanza. Ma certamente una consonanza con il mio sentire: desiderio di zigzagare per un’azzurrina Padova di viali, piazze, portici e portichetti. E dentro un’impalpabile nebbiolina presto dissoltasi sotto il sole novembrino.
Tra un libro e l’altro e  dopo un po’ di giornate piacevolmente abitudinarie sento il bisogno della “piccola avventura”, del “viaggio” inteso come vedere, assaporare, fare cose diverse, a me congeniali. E con le care amiche si decide all’improvviso che Padova è ciò  che ci vuole per distrarci, incuriosirci ed appagarci.
Desidero ammirare la mostra di Vittorio CORCOS (1859-1933) a Palazzo Zabarella. Mi piace estasiarmi nelle figure femminili di fine Ottocento, secolo che per la nostra generazione ha ancora qualcosa di familiare – la nostra  nonna ci  avrà  sicuramente mostrato  un guanto lungo, uno scialletto di trine o una lampada ad olio  - e che invece per le nuovissime generazioni ha il sapore di un tempo lontanissimo ed estraneo.
I sogni della Belle époque: ritratti su commmissione eseguiti con somma tecnica e con un brivido introspettivo negli sguardi. Famosa la ragazza seduta spavaldamente a gambe accavallate sulla panchina e con il pugno sotto il mento. E’ questa donna che mi ha attirato, con la sua spavalderia, modernità ,forza e nello stesso tempo eleganza.
Ma non solo: ritratti di Lina Cavalieri, Maria José, Carducci, Mascagni all’apice della sua gloria, e tanti altri. Certo pittore d’élite, Vittorio Corcos,  ma attento all’impressionismo, ai preraffaelliti le cui caratteristiche peculiarti  ammiriamo in  deliziose marine e paesaggi.
Una città deve essere percorsa, gustata, strade e angoli, piazze, statue e ponti. Camminiamo per Prato della Valle, entriamo nella superba Basilica di Sant’Antonio, sul sagrato c’è il Gattamelata di Donatello. Intorno i piccioni aspettano briciole e volano in un ritmico  batter d’ali.
Un panino fragrante gustato  in un locale  lindo e trendy:  io e Daria lo accompagnano con un bicchiere di Cabernet dei colli Euganei.
Ma ci aspetta il Caffè Pedrocchi con il suo simpatico cameriere Max  (avvocato disilluso) che ci tratta con particolare cortesia. Caffè alla menta per me e Sandra. Un caffè verde, insomma. Già le decorazioni natalizie, atmosfera soft, e la consapevolezza del tempo e dei personaggi che vi hanno sostato, da Stendhal (addirittura lo scrittore lo cita ne La Certosa di Parma, a Ippolito Nievo, George Sand, De Musset e i primi Carbonari. Inaugurato nel 1831 rimase aperto giorno e notte fino al 1916. Un famoso detto recita “Padova, città dei tre senza: del santo senza nome, del prato senza erba e del caffè senza porte.”
Ma certamente non manca la cordialità e quel certo non so che di veneziano, di azzurino, di acquatico, insomma qualcosa di morbido e piacevole che ti spinge ad affidarti, persino a un suo leone di pietra.
Padova ha sempre avuto qualcosa di dolce e morbido per me, qualcosa che emerge benissimo in questa descrizione. Forse le nebbie invernali, forse la poesia dei portici o l’ampiezza di Prato della Valle, forse l’originale apertura degli abitanti. Ora che leggo queste righe ne sento la mancanza dopo anni che non la frequento più…. Grazie! Anche per il detto dei “tre senza”, che non conoscevo…
Bella come sempre questa tua presentazione di una città ! Cara Mirna, sai accarezzare i luoghi che ti affascinano con parole ed immagini che appartengono più alla poesia che ai resoconti di viaggio. Che dire? Padova è sempre stata, fin da quando ero bambina e me ne parlava mia mamma, la città universitaria per eccellenza, quindi connotata da cultura e da atmosfera goliardica, atmosfera che si coglie puntualmente proprio intorno al caffé Pedrocchi, se non mi sbaglio.
Interessante questa mostra di ritratti femminili di fine ‘800. Mi hai fatto venire voglia di correre a vederla! E già che ci siamo, una segnalazione: proprio oggi ho saputo che da Febbraio a metà Giugno 2015 a Forlì sarà aperta una mostra dal titolo LO SPETTACOLO DELLA MODERNITA’: opere di Giovanni Boldini (1842-1931, quindi contemporaneo di Corcos), vissuto tra Italia e Parigi, opere che comprendono anche molti ritratti femminili. Potremmo programmare un viaggetto in Romagna…
Tornando a Padova: bella davvero. Alcuni anni fa ero riuscita a visitare la Cappella degli Scrovegni, non sempre facile da vedere. Giornate come questa di cui parli fanno bene allo spirito e – perché no? – anche al corpo: la cucina ed i vini locali sono gradevolissimi. Intendendo per salute il benessere a 360 gradi, evviva il “Mens sana in corpore sano”!
Ciao Mirna, ho terminato la lettura di Modiano. ” Dora Bruder” si è svelata lentamente, rimanendo sino alla fine ammantata di mistero e pervasa da un grigiore costante. Una scrittura intensa e sincera, rimarchevole la tenacia con cui l’autore va alla ricerca di uomini e donne, tutti parigini, inghiottiti da un vuoto di ferocia immensa.
Ho letto anch’io tempo fa, cara Miki, Dora Bruder. Con una scrittura piana e tranquilla, Modiano cerca le tracce di questa ragazzina nei quartieri di Parigi, partendo da un annuncio della famiglia su un quotidiano. Lo fa con la caparbietà di chi non vuole cancellare la Memoria, anche se la vita di Dora, svelata in piccola parte da documenti, rimane soprattutto un mistero. Bella e consigliabile lettura, sono d’accordo con te.