LA MIA PARTE DI GIOIA di Goliarda Sapienza, ed.Einaudi

pubblicato da: Mirna - 26 Febbraio, 2014 @ 8:13 am

«Il marito di Goliarda ci mostrò quella cassapanca — rievoca Dalia Oggero, editor di Einaudi — che traboccava di taccuini. Ottantamila pagine di quella sua scrittura cardiaca, come un elettrocardiogramma. C’era di tutto, riflessioni sui tempi, sull’amicizia, il suo modo di stare dietro alla vita. Quanto all’Arte della gioia, lo pubblicammo integralmente. E così fu accolto anche in Italia, dove pochi l’avevano appoggiata; tranne il critico Garboli, che la sostenne tutta la vita».

“La mia parte di gioia” è la seconda parte dei taccuini che Goliarda scrisse intensamente dal 1989 al 1993, un modo per sentirsi scrittrice quindi se stessa. Lei che doveva ancora lavorare a quasi settant’anni perchè gli editori non avevano capito il suo talento. (La prima parte “Il vizio di parlare a me stessa” è nel mio archivio)

Questo diario preciso dove la giornata viene ampliata da piccoli fatti quotidiani, dalle descrizioni attentissime e poetiche delle persone, dalle riflessioni sulla vita e sulla morte, è per Goliarda  sia  necessità della sua essenza di scrittrice  di scrivere, sia un desiderio di assaporare attimo per attimo la vita che  lentamente sta finendo. Accantona per mancanza di tempo e per stanchezza (deve alzarsi presto la mattina per andare ad insegnare dizione lontano da casa) il romanzo biografico su sua madre, Maria Giudice, socialista e femminista.

Scrivere un diario è un esercizio salutare (che io conosco benissimo) : è un dilatare la propria giornata, è un vortice di pensieri che si accavallano e si espandono, c’è il desiderio di dire tutto. Ma per Goliarda, ad un certo punto, c’è la difficoltà di seguire il giorni dell’agenda. Il suo fiume in piena di pensieri, accadimenti letteraturizzati, sernsazioni, emozioni corrono avanti le date.

Il calendario non mi segue” scrive. “Ad appuntare i fatti nudi e crudi non ci riesco, in questo sono proprio una romanziera…Temo sempre di essere prolissa, ma c’è l’emozione…già l’emozione o meglio la paura di non aver detto tutto o quasi scrivendo di più! La vita – per l’arte – è cortissima..”

Pagine bellissime dove si alternano  momenti di sconforto che lei chiama “umori siculneri” a attimi felici, di pienezza dove prova la sola “gioia pura di esserci”. Generalmente questo le accade quando si trova vicino al mare o nelle giornate di silenzio che si impone nel piccolo appartamento che lei e suo marito Angelo hanno a Gaeta.

Dice “Ho fatto bene a rubare, sempre, la mia parte di gioia a tutto e a tutti”

 

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