SANA’A E LA NOTTE di Elena Dak
pubblicato da: Mirna - 20 Gennaio, 2014 @ 7:50 amIeri seguendo la bella trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” ho rivisto Elena Dak che ho conosciutoi tempo fa. Venne infatti a parlare del suo libro al bar libreria di via Galilei. Ve lo ripropongo pensando che ogni viaggio è un’avventura del cuore e della mente.
Che misteriose coordinate ci fanno innamorare di una città  ? Accade forse che al primo incontro con un Luogo particolare per noi qualcosa vada a riempire una nostra antica necessità di completamento, appaghi una nostalgia che non sapevamo di provare?
Elena Dak, viaggiatrice e cittadina del mondo ce lo racconta nel suo libro edito da Alpine Studio.
Elena ha fatto parecchi viaggi in in Medio Oriente, Asia Centrale e Nord Africa, ha lavorato per diversi anni per un operatore turistico. Ha pubblicato un libro me l 2007 “La carovana del sale” dove racconta la sua esperienza di viaggio nel Sahara con una carovana di 30 Tuareg e 300 cammelli.
Ci aspetta nella saletta superiore del Libri & Caffè, è una bella giovane donna dal sorriso aperto al mondo – si capisce dallo sguardo osservatore e interessato -  dai modi  accattivanti e da un raccontare fascinoso e ammaliatore.
Ci porta a Sana’a.
La città  delle Mille e una notte. La città amatissima anche da Pasolini che ha capito che “ occorre percorrere tutte le strade prima di poter giungere a Sana’a”. Pasolini che ha sollecitato L’Unesco a far inserire la capitale dello Yemen nel patrimonio dell’umanità .
Elena si innamora di Sana’a di notte, appena arrivata. Nonostante la stanchezza del viaggio, la nostra viaggiatrice vuole vederla subito, dapprima dall’alto di una delle sue terrazze , poi entrando nel cuore dei suoi vicoli fra il blu e le luci schermate dei vetri multicolori per giungere alla sua essenza. E’ un colpo di fulmine. E si sa che nella notte noi siamo più vulnerabili, ricettivi, immaginifici, siamo aperti ad accettare in modo istintivo e naturale qualcosa che forse ci apparteneva già . E’ forse un desiderio viscerale di ri-tornare al giardino dell’Eden? al l Luogo ideale , a quell’Altrove a cui tutti aneliamo, il Luogo in cui sostare sospesa per assaporare appieno l’hic et nunc.
“Sento entrare in me una dimensione diversa o forse io metto piede in uno spazio anomalo, come se qualcosa mi riportasse in un’epoca che non ho conosciuto, lontano nella storia..(p. 14)
Non è un caso che Elena Dak ritrovi nel suo primo girovagare notturno un po’ della sua Venezia natia. Scriveva Pasolini ” Se l’idea di Venezia è nata in qualche punto dell’oriente, questo punto è lo Yemen. Sana’a è la città più bella dello Yemen, è una piccola, selvaggia Venezia posata sulla polvere del deserto, tra giardini di palme e orzo, anzichè sul mare.” Una bellezza eccessiva, irreale che rasenta la perfezione.” (p.15)
Questo libro è sì un diario di viaggio, ne ricaviamo informazioni precise dei luoghi, dettagli toponomastici, descrizioni delle sue torri, delle sue pietre , dei giardini, delle piante e dei fiori dai nomi che solo a sentirli ti fanno illanguidire come jacaranda lilla, bouganvillea viola, datteri, chicchi di pepe, mimose gialle…
…ci sono fotografie in bianco e nero e acquerelli colorati; vediamo la bellezza di Sana’a ed anche la sua fragilità fatta di fango e paglia, di piccole pietre sovrapposte a secco Si possono persino sentire i profumi del pane sfornato ad ogni momento del giorno, si sente il vocìo stentoreo degli uomini , apprendiamo della vita quotidiana e delle traversie politiche.
Ma Elena Dak ci svela soprattutto che si può viaggiare non solo attraverso i luoghi fisici ma soprattutto attraverso le emozioni e le percezioni sinestetiche della mente e del cuore in modo tale da farsi “assorbire l’anima”.
Evidentemente Sana’a non può che spingere a raccontare come fece Sherazade e come fa Elena con la sua scrittura avvincente, con l’incantamento delle parole che intrecciano torri, moschee, orti, suk , personaggi a quell’appagante nostalgia del mistero.