Mercoledì 21 giugno 2006, alle 17,30, a Trento, nella “Sala Rosa” della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige (Piazza Dante), il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza la nona conferenza del ciclo "Un mondo scomparso: l’ebraismo dell’Europa centro-orientale". Laura Quercioli Mincer (Università "La Sapienza" di Roma) interviene su "La letteratura yiddish".
Introduce Massimo Libardi.
La letteratura yiddish moderna nacque alla fine dell’Ottocento dall’incontro-scontro fra le tendenze illuministiche dell’Haskole (l’Illuminismo ebraico irradiato da Berlino e dall’insegnamento di Moses Mendelsohn) e quelle mistico-popolari del Chassidismo, il movimento religioso nato nella Polonia meridionale a metà del Settecento, fondato da Yisroel ben Eliezer detto il Baal Shem Tov. È da questa dialettica, che in termini “occidentali” rispecchia il dibattito fra Romanticismo e Illuminismo, che si sviluppò una produzione letteraria che, da espressione di una minoranza reietta, diventò in brevissimo tempo una letteratura alla pari con le letteratura europee coeve. Diffusa dalla Russia agli Stati Uniti d’America, dalla Siberia all’Argentina, la cultura yiddish ebbe probabilmente il loro massimo e straordinario sviluppo nella Polonia del periodo fra le due guerre mondiali; ed è in questa parte d’Europa che questa letteratura e il suo popolo vennero brutalmente cancellati.
Oggi ogni nostro approccio alla cultura yiddish è giocoforza mediato dall’amara coscienza che si tratta di una cultura sradicata dal cuore dell’Europa pochi decenni fa. Da un certo punto di vista questa consapevolezza sembra dover esigere, da parte di chi si avvicina all’argomento, una sorta di attenzione – e di tensione – morale superiore a quella di chi si propone lo studio di altre culture. D’altra parte (anche per la mancanza, particolarmente sensibile nel nostro paese, di serie strutture accademiche), in questo campo più che in altri è particolarmente facile cadere nello stereotipo e nella retorica del malinconico e del “mondo scomparso”. Lo yiddish esercita in effetti una malia dagli aspetti stranamente contraddittori: lingua internazionale e transnazionale per eccellenza, rappresenta anche il veicolo linguistico di una società, quella mitizzata dello shtetl, del villaggetto scomparso russo-polacco, divenuta emblema di una comunità originaria e protettiva, dove l’identità, sorta di fattore immanente e immutabile, sembra costituire un dato di fatto e non la ricerca straziante ed incerta caratteristica della modernità. Dunque un mito dagli aspetti fortemente regressivi, probabilmente non condiviso da una buona parte di scrittori in questa lingua, fautori di trasmigrazioni linguistiche e territoriali. Laura Quercioli Mincer oltre a delineare a grandi linee lo sviluppo e le tendenze di questa letteratura, descriverà convenzioni e clichA� che maggiormente ne formano – e spesso deformano – l’immagine contemporanea.
Laura Quercioli Mincer insegna Storia e cultura ebraica nei paesi slavi all’Università “La Sapienza” di Roma. È autrice di numerosi articoli in particolare sulla cultura ebraica in Polonia ed è curatrice di diversi volumi, fra cui i più recenti sono: Ricordando I.B. Singer. Atti del convegno internazionale (con Daniela Mnatova, “Rassegna Mensile d’Israel” 2006) e Cafè Savoy. Teatro yiddish in Europa (con Paola Bertolone, in uscita presso Bulzoni)