Paolo Rumiz non ha bisogno di presentazioni, almeno per chi ama da tempo leggere i suoi racconti di viaggi pubblicati ogni estate in forma di diario su Repubblica, dal viaggio lungo l’Italia con treni regionali in compagnia di Marco Paolini, all’ultimo "Appennino segreto" della passata estate, per passare attraverso una Gerusalemme perduta in cui Rumiz è stato accompagnato proprio da Monika Bulaj, protagonista del progetto Genti di Dio.
Poco prima dell’inaugurazione di Genti di Dio abbiamo intervistato Rumiz, giunto a Trento per l’occasione…
Gentile signora MoniKa,
ho visto la mostra, ho guardato con partecipazione il DVD, ho ascoltato le sue parole, le musiche e ho ritrovato nella sua ricerca quel mondo che noi abbiamo abbandanato da più di quaranta anni, quando ancora gli uomini faticavano per mangiare. Ho risoperto quella che un tempo era la patria comune che oggi si riaggrega con i volti di tanti emigranti nel nostro Trentino e del quale anch’io cerco le tracce in un personale viaggio della mente attraverso le emergenze culturali ancora rintracciabili. Non sono un nostalgico, cerco le tracce dei racconti dei miei nonni nei paesaggi e negli ambienti prima che la plastica avvolga tutto.
Così ho apprezzato il suo metodo e la sua preparazione, la partecipazione emozionata, la descrizione della religiosità di quei popoli ai quali moltissimo è stato tolto, ma che hanno dato generosamente in uomini di cultura, di scienza e di arte: non occorre fare nomi, ma conosciamo l’influenza della cultura ebraica orientale, armena, polacca, …, sul mondo occidentale.
La ringrazio per questa sua testimonianza. Floriano Menapace