MercoledA� 7 novembre alle ore 20.45 presso la Sala SocietA� Filarmonica di Trento si terrA� il concerto di Gary Hoffman, al violoncello e David Selig, al pianoforte.
F. Mendelssohn
(1809-1847)
Sonata n. 2 in Re magg. op. 58
Allegro assai vivace a�� Allegretto scherzando a�� Adagio a�� Finale: molto allegro e vivace
C. Debussy
(1862-1918)
Sonata per violoncello e pianoforte
Prologue; Lent. Sostenuto e molto risoluto a�� SA�rA�nade; ModA�rA�ment animA� a�� Finale; AminA�. LA�ger et nerveux
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J. Brahms
(1833-1897)
Sonata n. 2 in Fa magg. op. 99
Allegro vivace a�� Adagio affettuoso a�� Allegro passionato a�� Allegro molto
E. Bloch
(1885-1977)
De la Vie Juive (from Jewish Life)
1. Prayer; 2. Supplication; 3. Jewish Song
Gary Hoffman nel 1986 ha conquistato la severa giuria del Concorso Rostropovich portando per la prima volta in America il prestigioso riconoscimento. Nato in Canada nel 1956, Hoffman si muove con assoluta bravura nel mondo delle societA� concertistiche mondiali e fra le grandi orchestre sinfoniche. A richiamare su di lui la��attenzione di direttori artistici e da��orchestra A? la qualitA� vellutata del suono del suo strumento unita a una elegante sensibilitA� poetica. James Levine, Kent Nagano, AndrA� Previn lo hanno, per queste qualitA�, invitato con la��English Chamber Orchestra, la��Orchestra National de France, Cleveland Orchestra, Philadelphia Orchestra a festival internazionali quali Aspen, Marlboro, Verbier, Ravinia, Stresa. Gary Hoffman collabora con i quartetti di Tokyo, Ysaye, Borromeo, Emerson ed A? professore alla��Accademia di Kronberg in Germania. La sua discografia A? edita da Sony, Emi, Hyperion, Chant du Monde. Suona uno strumento di NicolA? Amati (1662), ex Leonard Rose.
David Selig inizia gli studi a Melbourne, in Australia. Trasferitosi in Europa, si stabilisce a Parigi nel 1976 e studia al Conservatorio Nazionale con Aldo Ciccolini. Dopo aver riportato alcuni primi premi in pianoforte e musica da camera (Sidney, de la��Haye ecc.), si perfeziona con Geoffry Parson e Guido Agosti. Appassionato fin da giovane della musica da camera, vi si A? dedicato ormai completamente, partner ricercato di cantanti e strumentisti. Ha registrato per la EMI, Forlane e Globe.
La��apertura irruente della Sonata n. 2 per violoncello e pianoforte, che Mendelssohn scrisse tra il 1842 ed il 1843, sigla un lavoro in cui la vivacitA� sintomatizza la trasformazione degli empiti eroici di marca beethoveniana nel vitalismo sentimentale romantico. Accordi pulsanti del pianoforte invitano il piA? pensoso violoncello a figure brillanti (compreso il ribattuto), nA� alla��arco mancano momenti piA? intensamente melodici, proposti ed accolti dalla tastiera nella��ardore di una ancor giovane rivoluzione musicale, venata di aspetti deliziosamente biedermeier (Allegretto scherzando), di commoventi parentesi meditative e di contrastanti liberatori finali.
Il raffronto a�� sollecitato dalla medesima indicazione agogica a�� con la��esordio della Sonata n. 2 op. 99 di Brahms, oscuro, corrusco, frammentario nel suo immediato espandersi dalle corde gravi allo stridente registro acuto, segna il trascorrere di quel tempo adolescenzialmente felice verso la��intensitA� di una passione adulta (e dunque giA� sul baratro della fine) e conflittuale, il cui dramma addensa la scrittura in spessori sinfonici, affidati ad un pianoforte combattuto con successo dalla��umbratile timbrica del compagno cordofono. Alla narrazione romanzesca del primo movimento segue un intimo e sofferto Adagio, dove il pianoforte pare ritrarsi nella��impossibilitA� di competere con la��intenso lirismo del violoncello. Il finale ricorda la data di composizione, 1886, anni di agogiche a�?graziosea�?, sperimentate nel linguaggio orchestrale o nei brani pianistici, suscitate dal tenero abbandono in liquide figurazioni o nella giocositA� del pizzicato-staccato, ad onta del sostenuto piglio ritmico.
Toni di caustica ironia affida Debussy alla sua Sonata per violoncello in re minore, datata 1915: la vis polemica contro la��imperante gusto tardo-romantico (a�?ho composto a�� scriveva Debussy a Strawinski a�� due sonate per vari strumenti, in una��antica ed elegante forma francese, che non richiede alle facoltA� uditive sforzi tetralogicia�?) unita al distacco elegante tipicamente francese (a�?Dova��A? finita la musica francese? Dove sono finiti i nostri vecchi clavicembalisti che suonavano la vera musica? Essi custodivano il segreto di quella grazia profonda, di quella��emozione senza epilessia, che oggi rinneghiamo come figli ingratia�?) la ricerca di una narrazione astratta da componenti autobiografiche e il gusto coloristico tipicamente debussiano (tra la��altro esibito nella��uso virtuosistico del pizzicato) conducono fuori da qualsiasi tentazione neoclassica, verso il piA? agguerrito simbolismo modernista.
Un accompagnamento prosciugato del pianoforte per una intensa melodia squisitamente violoncellistica, cioA? severamente commossa, caratterizza la celebre Preghiera posta in apertura alla piccola silloge di tre brani a�?From Jewish Lifea�?, composta da Ernst Bloch nel 1925. Svizzero-americano con forti simpatie per la cultura ebraica, manifestate in diverse numeri della propria produzione: una identitA� multipla, riversata nel rapsodismo stilistico della��opera, fluttuante dalla��impressionismo di Supplication, alla drammatica chiusa di Jewish Song, rarefazione sospesa sopra un silenzio tragicamente premonitore.
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