Eclissi di Luna: racconto inedito di Emanuele M. Pozzo in concomitanza con la superluna rossa e l’eclissi totale.
Ore 2:11: inizia l’eclissi totale della superluna rossa, cheA�si concluderA� alle 7:23A�raggiungendoA�la fase diA�totale eclisse tra le 4:11 e le 5:23.
Pubblichiamo la II parte delA�racconto inedito di Emanuele M. Pozzo, “Eclissi di Luna“, ambientato nel centro storico di Trento proprio durante un’eclissi lunare: stiamo seguendo il protagonista in un viaggio ai confini della realtA�!..
La III e ultima parte del racconto alle 4.11 in punto, in coincidenza con l’inizio della fase totale di eclissi!
ECLISSI DI LUNA
di Emanuele M. PozzoA�
2.
Come giA� detto, la mattina dopo lessi sul giornale dell’abete e del traliccio (l’albero suicida a causa del taedium vitae A? una mia invenzione: il giornalista non si era spinto a tanto nella ricostruzione). Questo, assieme ad un cappuccino e un croissant alla marmellata d’albicocche ebbe il potere di spogliare, almeno in parte, i miei ricordi di quella notte dalle loro connotazioni piA? sinistre. A ogni morso della pasta, a ogni sorso del cappuccino, la sensazione di avere a che fare con la vera natura della realtA� si rafforzava piacevolmente. Ordinai un secondo croissant, al cioccolato e crema questa volta. I due gusti si incontravano e si mescolavano diversamente ad ogni boccone a causa dell’irregolare distribuzione della farcitura: ora prevaleva l’intensitA� prepotente del cioccolato, ora la crema fresca e vellutata. Uscii dal caffA? finendo di sbocconcellare il cornetto e pensando all’eclissi: un plenilunio coincidente con un nodo dell’orbita, tutto qui. Il portale, lo avevo cercato su internet, era appartenuto alla non piA? esistente chiesa di Santa Maria Maddalena ed era stato trasferito in quel luogo con l’intento di realizzarvi un lapidario. L’intento perA? era restato tale ed esso era rimasto lA�, da solo, dimenticato in quel triste cortiletto.
Gli impegni di quella mattina mi portavano nuovamente in centro; la giornata era soleggiata e leggermente ventosa e cumuli bianchi e cotonosi sfilavano nel cielo azzurro. Pareva un’altra cittA�, mi faceva pensare ad un film rimusicato: stesse immagini, altra colonna sonora e tutto cambia. Mi guardavo intorno di buon umore, finchA� notai qualcosa di cui mai mi ero accorto passeggiando per Trento: molti edifici recavano tracce di porte e di finestre murate, modificate nelle dimensioni o nella forma o magari solo pensate e dipinte, ma mai realizzate. Probabilmente lo si sarebbe potuto notare in qualsiasi cittA� italiana con un minimo di storia, in fondo tutti i palazzi vengono rimaneggiati nei secoli; ma il collegamento col portale di marmo murato nel cortiletto fu inevitabile. Una nuvola piA? grande delle altre passA? velocemente sul sole. Accadde rapidamente: la luce cambiA? e per un attimo il mondo fu diverso. Nessuno attorno a me pareva aver risentito dello stesso effetto mentre io mi ero dovuto fermare ed appoggiarmi ad un muro. Lo avevo fatto con discrezione, non come uno che stesse male all’improvviso, e nessuno si era avvicinato per chiedermi se fosse tutto a posto (anche se forse non sarebbe accaduto comunque). Ora il sole splendeva nuovamente e tutto era come doveva essere, ma per un istante la musica del film era cambiata ancora. Poi il tema era ripreso come nulla fosse accaduto, come se un fotogramma estraneo fosse passato fugacemente durante la proiezione e nessuno, o quasi, se ne fosse accorto.
Quel fotogramma perA? era impresso sulla mia retina a�� o nella mia mente, non saprei: in una luce grigia, tutt’intorno a me, volti che conservavano solo vestigia di umanitA� mi fissavano. La loro espressione era indecifrabile: poteva essere malevolenza o pena, disprezzo o compassione o magari un diverso sentimento a me ignoto ed incomprensibile, come un particolare colore per un daltonico. Gli altri passanti, diversamente da me, erano parsi inconsapevoli; solo alcuni sembravano aver avvertito un qualche disagio, ma probabilmente lo avevano attribuito al repentino cambio di temperatura causato dal passaggio della nube davanti al sole. L’immagine si era dissolta e ne rimase il ricordo, poi il ricordo del ricordo, quindi solo un vago e spiacevole senso di irrealtA�.
Quel giorno non accadde piA? nulla di strano, e pure non fu un giorno normale. Feci tutto ciA? che avevo in programma di fare: sbrigai pratiche burocratiche, acquistai cose, vidi delle persone, parlai con loro e ci scherzai pure… ma non riuscivo a liberarmi di quel senso di inconsistenza di quanto mi circondava. Spesso mi guardavo attorno alla ricerca dei volti spettrali che mi avevano fissato, ma incontravo solo quelli dei passanti che, come me, si aggiravano per il centro. Passai allora davanti a una vetrina, guardai il mio riflesso e trovai che la mia faccia avesse in quel momento un’aria non del tutto rassicurante; di ciA? ebbi conferma dallo sguardo vagamente preoccupato del mio amico Giulio che, incontratomi per caso, mi salutA? con un tutto bene?
Entrambi eravamo usciti con una lista di incombenze ed entrambi ne avevamo spuntata ogni voce. Era quasi ora di pranzo, nessuno quel giorno ci aspettava a casa e decidemmo quindi di mangiare assieme. Trovammo posto ad un tavolo all’aperto di uno dei ristoranti del centro, situato in una piazzetta piacevolmente defilata, ed io gli raccontai gli eventi della passata notte e la mia esperienza di quella mattina.
a�?Certo che cose come queste capitano sempre a te… neanche le attirassi!a�?
a�?Che posso dire,a�? replicai, a�?non so… forse dipende dal fatto che scrivo racconti gotici.a�?
a�?Vuoi dire che se cambi genere… e che so, scrivi un romanzo di fantascienza, magari il giorno dopo litighi con un Klingon per il parcheggio? O ti dai ai libri per bambini e… zac! incontri il Grande Puffo in sala d’attesa dal commercialista?a�?
Mi guardA? con la sua aria di amichevole scherno. a�?Hai mai preso in seria considerazione la letteratura erotica? Tra l’altro, pare che venda bene di questi tempi.a�?
Lo sfottA? di Giulio aveva sempre esercitato su di me l’effetto che quel mattino avevano avuto il cappuccino e i croissant: ridimensionare le mie ansie da collasso cosmico imminente e riconsegnarmi ad una rassicurante e tutto sommato piacevole percezione della realtA�. Consumammo il nostro pasto, leggero ma non frugale, tra le chiacchiere lievi di due amici che si conoscono dall’infanzia. Gli raccontai del mio ultimo libro e di quello a cui stavo lavorando; lui mi parlA? delle sue ultime uscite in barca, sul lago di Garda, e mi propose di salpare assieme il week end seguente.
Una volta, navigando allegramente verso Riva, con una garrula brezza al giardinetto ed il gennaker spavaldamente issato, incorremmo in un’improvvisa incazzatura del Ponale: il furioso vento a raffiche, proveniente dalla montagna a ovest del lago, faceva inclinare paurosamente la barca sul lato di dritta e ci costrinse ad ammainare in tutta fretta tutto l’ammainabile; poi improvvisamente lo snodo tra l’albero e il boma minacciA? di cedere ed io dovetti sdraiarmi in coperta a reggerlo con le braccia finchA�, raggiunte in qualche modo acque piA? calme, riuscimmo a stringere bulloni e galletti; rimessici infine al vento potemmo rientrare senza ulteriori problemi.
Accidenti se mi ero divertito! Purtroppo perA? avevo degli impegni per quel fine settimana e dovetti declinare l’invito. a�?Invece, avrei due biglietti per Mahler, quarta sinfonia, stasera. Ti andrebbe?a�?
Giulio ci pensA? su per qualche secondo. a�?Auditorium? Otto e mezza?a�?
a�?Esatto. Io ci vado; ci troviamo lA�?a�?
Emanuele M.Pozzo A? nato a Bolzano, un po’ di tempo fa. E’ un medico, un subacqueo ed uno schermidore. Una volta, spinto da sua moglie (non in senso letterale!), si A? pure buttato da un aereo. Ai tempi dell’universitA� era solito coinvolgere alcuni suoi amici in escursioni notturne a dei castelli, rigorosamente in rovina e possibilmente collocati nel fitto di qualche foresta. Non A? escluso che riprenda a farlo.
Quando si sente triste ascolta il Requiem di Hindemith; per dormire bene tiene un libro di Poe sul comodino.
Scrive per diletto, cimentandosi con il genere gotico del quale A? da sempre innamorato. Una bella sera, mentre presentava il proprio primo libro a un circolo di amanti della lettura, qualcuno con naturalezza lo ha definito uno scrittore. La cosa lo ha piacevolmente sorpreso e inorgoglito e da allora, per continuare a sentirsi tale, cerca di avere sempre una storia di fantasmi alla quale lavorare.
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