L’incontro con Gary Becker era per me un appuntamento importante, dato che gli attribuivo lo stesso valore che Zygmunt Bauman (sociologo della post modernitA�) aveva avuto per me al Festival dell’Economia dell’anno scorso. Ritenevo infatti che i grandi pensatori del nostro tempo fossero in grado di spiegare la societA� in cui viviamo con una marcia in piA?.
Era cosA� importante che non avendo potuto seguirlo dal vivo a�� e non essendo subito disponibile la registrazione video sul sito del Festival – la��ho “inseguito” fino al Centro Audiovisivi di Trento, dove ho potuto finalmente vedere il filmato dell’appuntamento di domenica al Festival dell’Economia.
Ma Becker non A? Bauman, e mi sono trovata di fronte lo stesso tipo di sterilitA� che accompagnava la maggior parte dei testi universitari di sociologia ed economia.
Dati, dati, dati. Slide ed istogrammi, pura indagine quantitativa. E un positivismo incrollabile sul fatto che innovazione tecnologica ed istruzione porteranno progresso costante e continuo.
E che cosa mi aspettavo?
L’indagine qualitativa da un economista? Il senso (magari critico) della postmodernitA� da chi considera il capitale umano come la sommatoria degli anni di studio?
Certo, incontri un Nobel, una persona che illustra studi approfonditi e di altissimo livello, ma per me la parola “umano” ha un’accezione diversa.
Non a caso, quando gli si chiede conto delle sue posizioni sulla pena di morte (“Non si vergogna?”, gli chiedono) lui risponde, senza scomporsi (senza vergognarsi), che in effetti quegli studi riguardano solo due delle oltre quattromila pagine da lui pubblicate. E che comunque, da un punto di vista quantitativo, la perdita contenuta di un numero di vite (= la pena di morte) per reati gravi A? un accettabile costo da pagare a fronte del numero di vite che puA? salvare, in quanto A? un utile deterrente.
Al mondo c’A? anche chi ragiona cosA�.
Nota: dato che questa domanda impertinente ha creato un certo disagio nel clima del dibattito (peraltro cordialmente freddo), alla fine di questa risposta A? scattato anche l’applauso.
Col senno di poi avrei dovuto lasciar perdere i Premi Nobel ed andare ad ascoltare la Saraceno, piuttosto. L’errore l’ho fatto io.
Ma ecco, sarebbe bello che al Festival dell’Economia dell’anno prossimo oltre che di economia ci fosse anche un pochino in piA? di anima.
Altrimenti, quando dai centri sociali contestano alla base questo festival come un appiattimento culturale sulla societA� globalizzata, io non ho parole per replicare.
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Serena Torboli
nella mia infinita ignoranza, io Gary Becker non lo conoscevo, ed ora che grazie al FestivalEconomia ne so un po di più posso proprio dire che non mi piace un granchè, soprattutto per la freddezza dei numeri e del ragionamento statistico…hai ragione Serena..! l’Anima dov’è..?