domenica , 22 Dicembre 2024

BRAHMS, SCHUBERT E UVETTA: mercoledA� 26 ottobre alla sala societA� filarmonica

MercoledA� 26 novembre allaA�Sala SocietA� Filarmonica, ore 20.45:

600-Prometeo

Quartetto Prometeo

Giulio Rovighi, violino

Aldo Campagnari, violino

Massimo Piva, viola

Francesco Dillon, violoncello

con

Roberta Gottardi, clarinetto

Stefano Guarino, violoncello

A�

Programma

 

Brahms

(1833-1897)

Quintetto per clarinetto op. 115 in si min.

Allegro a�� Adagio. PiA? lento a�� Andantino. Presto non assai, ma con sentimento a�� Con moto. Un poco meno mosso

A�

A�Schubert

(1797-1828)

Quintetto per due violoncelli op. 163 D 956 in Do magg.

Allegro ma non troppo a�� Adagio a�� Presto e Trio: Andante sostenuto a�� Allegretto

A�

Uvietta

(*1963)

Triplum. Polimetro minimal-dodecarmonico (Prima esecuzione assoluta su commissione SocietA� Filarmonica di Trento)

 

La serata in programma assume un particolare rilievo e significato. Attorno a quattro formidabili musicisti (i componenti l’eccellente Quartetto Prometeo) si uniscono infatti due strumentisti talentuosi della cittA� di Trento come Roberta Gottardi e Stefano Guarino chiamati a collaborare per la proposizione di due poetiche pagine cameristiche firmate da Schubert e Brahms. Tutti i musicisti si raccolgono nel finale nel segno di una prima esecuzione assoluta commissionata a Marco Uvietta. Risultato vincitore della 50A� edizione del Prague Spring International Music Competition nel maggio 1998, il Quartetto Prometeo ha continuato a mietere ambiti riconoscimenti meritando per la seconda volta, nel 2000, il Premio Speciale BA�renreiter al Concorso ARD di Monaco. Sempre attento alle espressioni musicali del nostro tempo, il Quartetto Prometeo affianca normalmente il repertorio tradizionale a quello contemporaneo collaborando con diversi compositori (da Sciarrino a Gervasoni). Il suo impegno A? stato salutato con successo nelle sale piA? significative del mondo musicale, dal Concertgebouw di Amsterdam al Musikverein di Vienna, dall’Orlando Festival all’Accademia di Santa Cecilia di Roma.

Gli interessi della clarinettista Roberta Gottardi spaziano dalla musica del tardo barocco, eseguita con strumenti storici, a quella di oggi, alla quale si dedica sia come solista che in ensemble. A? stata interprete di riferimento per lo spettacolo di teatro musicale Harlekin di Karlheinz Stockhausen concepito per un unico clarinettista-danzatore-mimo, vincitrice del primo premio al concorso promosso dalla Fondazione Stockhausen e collaboratrice di altri autori dei quali ha eseguito brani in prima assoluta o a lei dedicati. A? membro di Algoritmo e docente di clarinetto al Conservatorio di Bolzano. Stefano Guarino, pianista e violoncellista, ha suonato stabilmente in duo e in trio con i fratelli esibendosi in diverse sale d’Europa e America. GiA� componente della Gustav Mahler Jugendorchester collabora in qualitA� di primo violoncello con orchestre quali l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, la Mahler Chamber Orchestra e la Lucerne Festival Orchestra. Vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali A? primo violoncello solista stabile della Camerata Academica Salzburg.

A�a�?FrA�ulein Klarinettea�?: cosA� Brahms soprannominava l’aggraziato e dolce suono del clarinettista Richard MA?hlfeld per il quale, sull’onda di uno slancio creativo del tutto inaspettato (da un anno considerava conclusa la sua carriera), compose diverse opere tra il 1891 e il 1894. Tra queste spicca il Quintetto op. 115 (1891), pervaso da una sorta di nostalgia da fin de siA?cle anche nei suoi momenti piA? briosi: un aspetto giA� riconosciuto all’epoca da Hanslick che vedeva a�?il tutto immerso in un cupo tramontoa�? e dal biografo brahmsiano Kalbeck che definiva l’opera a�?un congedo dal bel mondoa�?.

Appartiene alla costellazione dei a�?congedia�� musicali anche il Quintetto D 956 (1828) di Schubert, composto due mesi prima della morte. Domina qui un respiro quasi piA? orchestrale che cameristico, non solo per le monumentali dimensioni della composizione, ma anche per il colore scuro dato dal raddoppio del violoncello. Una pagina di grande intensitA� e ispirazione, che pare essere costruita interamente sul a�?ricordoa�� visti i suoi ricorrenti richiami e rielaborazioni chiamati a fare da fil rouge tra i movimenti.

Tre sono le identitA� sonore che si intrecciano in Triplum di Marco Uvietta: clarinetto basso, pianoforte e il quartetto d’archi, quest’ultimo considerato come un unico strumento. ComeA� dichiara il compositore stesso: a�?Il sottotitolo crea improbabili relazioni fra clichA� del Novecento, sottoponendoli ad analisi critica al fine di definire la composizione al negativo: gioca con la ripetizione, ma non A? minimalista; struttura la forma sulla base di dodici piani tonali diversi, ma non A? dodecafonica; localmente articola il tempo in misure diverse, globalmente riconduce tutto ad una��unica unitA� di misura. La forma si articola in sei sezioni che utilizzano lo stesso materiale; non A? ciclica, ma neppure rapsodica: la��unico a�?effetto-ripresaa�� viene subito smentito. La��ascoltatore potrA� ricostruire la forma a suo piacimentoa�?.

A�

Prossimo concerto

MartedA� 2 dicembre

Quartetto FaurA?

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